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Ernia inguinale: tecniche chirurgiche tradizionali e mini-invasive 

Nell’ernia inguinale, l’intervento chirurgico rappresenta l’unica soluzione definitiva, dal momento che nessuna terapia conservativa (fasce, esercizi o farmaci) può ripristinare la tenuta muscolare della parete addominale. Esistono diverse tecniche chirurgiche sicure, mini-invasive e che consentono un recupero rapido, con riduzione del dolore post-operatorio e delle recidive.

Ne parliamo con il professor Jacques Lucien Megevand, Responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas San Pio X.

Ernia inguinale: perché è necessario l’intervento?

Un’ernia inguinale si verifica quando una parte dell’intestino spinge attraverso un punto di debolezza nella parete addominale, nella zona dell’inguine, causando un rigonfiamento visibile, fastidio, dolore e, nei casi più gravi, complicanze come l’incarcerazione o la strozzatura del viscere. Nei casi in cui l’ernia è lieve o asintomatica è possibile adottare un approccio di sorveglianza dei disturbi, monitorando il decorso dell’ernia nel tempo.

L’uso di indumenti contenitivi, fasce o slip elastici, può dare sollievo temporaneo, ma non risolve l’ernia. Infatti, l’ernia inguinale non guarisce spontaneamente e se non trattata chirurgicamente, nel tempo può ingrandirsi e complicarsi in ostruzione o incarcerazione. Si tratta di due complicazioni gravi che, se non trattate tempestivamente con l’intervento chirurgico, potrebbero mettere a rischio la vita del paziente. 

Interventi tradizionali e mininvasivi per l’ernia

Il tipo di tecnica chirurgica – tradizionale o mininvasiva – viene stabilito dal chirurgo sulla base della valutazione di diversi fattori, tra cui le caratteristiche individuali del paziente e il tipo di ernia. 

  • Ernioplastica: è l’intervento di routine e prevede il posizionamento di una rete biocompatibile non riassorbibile o parzialmente riassorbibile, sopra la parete posteriore del canale inguinale, nei punti in cui il tessuto muscolare è debole. Questo tipo di intervento, definito tradizionale, richiede una piccola incisione nella regione inguinale, che consente di accedere direttamente al difetto. Il chirurgo modella la rete per adattarla al canale inguinale e la fissa delicatamente ai tessuti circostanti, evitando di creare tensione. In questo modo, la parete addominale viene rinforzata e il rischio di recidiva è molto basso. L’intervento viene eseguito in regime di Day Surgery (DH) con anestesia locale e sedazione in sala operatoria.
  • Chirurgia laparoscopica dell’ernia: in casi selezionati, il chirurgo può decidere di utilizzare la tecnica laparoscopica che, mediante piccoli fori, permette di posizionare la rete per via posteriore, passando per l’interno dell’addome. L’intervento avviene introducendo un laparoscopio dotato di telecamera e strumenti sottili attraverso tre piccole incisioni sull’addome. Il chirurgo lavora su un monitor ad alta definizione e posiziona la rete all’interno, rinforzando la parete dall’interno verso l’esterno. L’intervento laparoscopico viene indicato in caso di ernia recidiva o talvolta in caso di ernia bilaterale. Esistono due tecniche laparoscopiche per l’ernia, indicate soprattutto per le ernie bilaterali o recidivanti: 
    • la TAPP – TransAbdominal PrePeritoneal: permette di collocare la rete protesica tra il peritoneo e la parete muscolare. Dopo il posizionamento, il peritoneo viene richiuso sopra la rete, che resta perfettamente integrata e stabile.
    • la TEP – Totally ExtraPeritoneal: è una tecnica che richiede esperienza chirurgica, ma offre un decorso post-operatorio più confortevole e tempi di recupero ridotti.

In genere, dopo l’intervento è previsto un breve ricovero in Day Hospital oppure con degenza di una notte. Con le tecniche mini-invasive, spesso è possibile alzarsi e camminare già dopo poche ore dall’intervento. Nelle prime settimane è bene evitare sforzi eccessivi, sollevamento di pesi e attività sportive intense, ma la maggior parte dei pazienti può tornare alla vita normale in 2–4 settimane.

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