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Infezioni vaginali resistenti ai farmaci: come curarle?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno circa 500 milioni di donne nel mondo contraggono infezioni vaginali che, nei paesi occidentali, dal 40 al 60% dei casi richiedono una consulenza ginecologica. Spesso si tratta di vaginosi batterica, candidosi e vaginiti causate da uno o più agenti patogeni insieme che, nonostante le cure, in molti casi tendono a ripresentarsi. 

Ne parliamo con la dottoressa Susanna Terracciano e con il dottor Giulio Paindelli, medici anestesisti di Humanitas San Pio X, e con la dottoressa Marinella Dell’Avanzo, ginecologa di Humanitas San Pio X.

Cosa si intende per infezioni vaginali ricorrenti?

Quando una vulvo-vaginite tende a ripetersi quattro o più volte all’anno è considerata ricorrente. I principali sintomi delle infezioni vulvo-vaginali sono:

  • la presenza di secrezioni maleodoranti dovuta all’attività dei batteri anerobi, ovvero microrganismi patogeni che difficilmente vivono o crescono in presenza di ossigeno
  • irritazione e prurito vaginale
  • bruciore durante la minzione
  • dolore durante i rapporti sessuali 
  • arrossamenti della mucosa e cute vaginale

Le vulvo-vaginiti non si risolvono facilmente e spesso sono il motivo principale dell’abuso di farmaci antibiotici, fungicidi e antisettici vaginali. Questi fattori però, in alcuni casi, complicano la malattia, perché contribuiscono ad aumentare la resistenza agli antibiotici e ad alterare l’equilibrio e la qualità del microbiota vaginale, ovvero quel sistema vaginale fatto di un’ampia varietà di microrganismi che rappresenta la prima barriera contro le infezioni, portando le infezioni a recidivare e diventare croniche e complesse da risolvere. 

Come si curano le infezioni vaginali che non rispondono ai farmaci?

Per le infezioni vaginali ricorrenti che non rispondono e non hanno benefici dalle terapie tradizionali, il trattamento con ossigeno-ozono medico ha dimostrato di essere efficace sia per le sue proprietà antiossidanti, antibatteriche, antivirali, antimicotiche e antiparassitarie, sia perché al contempo rafforza il sistema immunitario per aiutare l’organismo a combattere e prevenire le recidive. 

Sulla base della valutazione del ginecologo e del medico anestesista che applica i protocolli di ossigeno-ozono terapia possono essere applicati diversi protocolli di trattamento. Obiettivo della terapia con ossigeno-ozono, anche insieme ad altre terapie per le vaginosi e vulvovaginiti, è eradicare, cioè eliminare, i microrganismi patogeni responsabili delle infezioni, in modo da permettere alla donna di recuperare salute, benessere e qualità di vita. Inoltre, risolvere le cause dell’infezione permette anche di ridurre la necessità di farmaci. 

Tuttavia, essendo l’ozono un completo battericida, fungicida e virustatico, il trattamento vaginale eradica anche la normale flora microbica vaginale (microbiota vaginale) e, pertanto, una volta terminato il ciclo di trattamento, è sempre necessario ripristinare la flora vaginale per ricreare le naturali difese immunitarie.

In cosa consiste l’ozonoterapia contro le infezioni vaginali? 

L’ossigeno ozonoterapia per il trattamento delle infezioni vaginali ricorrenti può prevedere sia procedure locali che sistemiche: l’applicazione sistemica prevede circa dieci sedute di PAEI, ovvero la Piccola Autoemoinfusione con una miscela di sangue venoso prelevato dalla paziente e una dose controllata di ozono in concentrazioni variabili secondo le Linee Guida della SIOOT (Società Italiana di Ossigeno Ozono Terapia), e l’insufflazione vaginale con garze laparotomiche.

In generale, l’ossigeno ozonoterapia è un trattamento sicuro e non ha controindicazioni nè interferisce con altre terapie. 

Le uniche controindicazioni nel caso di donne che soffrono di infezioni vaginali si riferiscono alla somministrazione per via sistemica e sono la presenza di condizioni come il favismo, la gravidanza (perché non ancora sperimentato) e l’ipotiroidismo non controllato.

Ostetricia e Ginecologia

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