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Parto precipitoso, cosa fare?

La natura e i tempi del travaglio possono cambiare da gravidanza a gravidanza. In alcuni casi, il travaglio avviene in maniera fisiologica, alcune donne partoriscono prima del previsto, per altre ancora occorre invece ricorrere all’induzione perché si è superato il termine stabilito di gravidanza e non è più consigliabile andare oltre, in altri casi ancora il parto può essere precipitoso, ovvero veloce.

Ma che cos’è il parto precipitoso? È pericoloso? Ne parliamo con il dottor Stefano Acerboni, medico di Ostetricia e Ginecologia di Humanitas San Pio X.

“La nascita di un bambino avviene in diverse fasi: la fase prodromica, il travaglio attivo con la fase dilatante, la fase espulsiva con il passaggio nel canale vaginale e l’espulsione del feto e della placenta. In genere queste fasi durano dalle 6 alle 18 ore con grandi differenze se la donna è al suo primo parto o no. Il parto precipitoso invece dura circa 3 ore (dal travaglio attivo all’espulsione della placenta) o comunque meno di 5″ spiega il medico.

Come si manifesta il parto precipitoso?

Questo tipo di travaglio si caratterizza per l’improvvisa comparsa di contrazioni intense e ravvicinate, che si accompagnano a dolore, e per una sensazione di pressione e un forte e subitaneo impulso a spingere.

Il parto precipitoso può essere emotivamente e fisicamente impegnativo, sia perché il corpo e la mente non sono preparati alla nascita immediata del bambino, sia perché in molti casi non è possibile ricorrere all’analgesia, sia perché – in casi più estremi – si arriva di corsa in ospedale e dunque si ha una minor sensazione di controllo sulla situazione.

Si tratta di un’evenienza poco comune e più frequente dopo il primo figlio.

“Sebbene questo tipo di parto possa essere impegnativo per mamma e bambino, che non ha avuto il tempo di prepararsi alla nascita, in genere non porta con sé complicazioni particolari.  Restano, comunque, un po’ più frequenti le difficoltà dell’utero a contrarsi dopo il parto con conseguenti emorragie post partum. Vengono inoltre riportate percentuali più alte della media di lacerazioni della vagina e del collo dell’utero, che vengono saturate subito dopo l’espulsione della placenta” continua il dottor Acerboni.

“È consigliabile recarsi in ospedale in presenza di contrazioni ravvicinate e dolorose e se si avverte l’urgenza di spingere. Dopo la nascita, è anche in questo caso importante garantire il contatto pelle a pelle tra mamma e figlio, considerata la velocità con cui è avvenuto il distacco dalla vita uterina” conclude il medico.

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