Dopo una gravidanza e il parto, soprattutto se vaginale, il pavimento pelvico può subire sollecitazioni tali da rendere probabile il cedimento strutturale del pavimento pelvico stesso, con conseguente prolasso degli organi in esso contenuti.
Ne parliamo con il professor Jacques Megevand, responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas San Pio X.
Cos’è il prolasso degli organi pelvici?
Il prolasso degli organi pelvici (POP, Pelvic Organ Prolapse) è una condizione in cui gli organi – come la vescica, l’utero, l’intestino o il retto – che normalmente sono ben sostenuti all’interno della pelvi da una rete di muscoli, legamenti e tessuto connettivo, scendono rispetto alla loro posizione abituale e possono protrudere dentro o verso l’esterno della vagina o dell’ano. L’indebolimento del pavimento pelvico dopo il parto è spesso causato da ragioni meccaniche.
Il prolasso può riguardare vari organi e sedi, tra cui:
- la parete anteriore della vagina, quando la vescica o l’uretra scendono (cistocele o uretrocele)
- la parete posteriore, quando il retto o l’intestino si spostano (rettocele o enterocele)
- la vagina superiore (prolasso apicale)
- l’utero (prolasso uterino).
In molte donne, diversi organi possono essere interessati contemporaneamente dal prolasso.
I sintomi dipendono da quanto è avanzato il prolasso e da quali strutture sono coinvolte. Alcune donne non presentano alcun sintomo per anni; altre, invece, riferiscono sensazione di pesantezza o pressione nella pelvi, un rigonfiamento o la percezione di qualcosa che sporge nella vagina, soprattutto quando si sta in piedi o durante gli sforzi. Possono anche manifestarsi difficoltà o incontinenza urinaria, problemi di svuotamento vescicale, disturbi intestinali con talvolta anche fuoriuscita di parte del retto o delle emorroidi dall’ano, dolore o fastidio durante i rapporti sessuali.
Prolasso organi pelvici post parto: quali sono le cause?
Gravidanza e parto rappresentano uno dei fattori di rischio principali per lo sviluppo del prolasso degli organi pelvici. Già durante la gravidanza, l’utero in crescita esercita una pressione continua sul pavimento pelvico: la tensione e il peso gravano su muscoli e legamenti, che nel tempo possono subire allungamenti o microlesioni.
Il parto vaginale, e ancora più dopo un travaglio lungo, una fase di spinta prolungata o con uso di strumenti (forcipe, ventosa), può danneggiare ulteriormente i tessuti di sostegno e i nervi del pavimento pelvico, riducendone la capacità di tenuta. Il rischio aumenta già dopo un solo parto, ma cresce in modo significativo dopo due o più parti. Inoltre, condizioni che aumentano la pressione all’interno dell’addome in modo cronico – come stipsi, tosse persistente, sollevamento frequente di pesi, obesità – e una costituzione genetica alla lassità legamentosa possono aggravare ulteriormente il carico sul pavimento pelvico e contribuire al cedimento. Anche in donne relativamente giovani, dopo un parto, il prolasso non è un’eventualità rara.
Come si cura il prolasso degli organi pelvici?
La strategia terapeutica dipende dall’intensità dei sintomi, da quali organi sono coinvolti e qual è l’impatto sulla qualità della vita della persona. Se i sintomi sono lievi e non influenzano significativamente la qualità di vita, può non essere necessario intervenire subito.
Quando invece la donna avverte disagio, pesantezza, problemi urinari o intestinali, difficoltà nei rapporti sessuali o perdita di continenza, si possono adottare strategie conservative come gli esercizi per il pavimento pelvico – ad esempio gli esercizi di Kegel – che mirano a rinforzare i muscoli che sostengono vagina, uretra e retto, migliorare la tonicità e ridurre alcuni sintomi, soprattutto nelle forme lievi o moderate. In alcuni casi, può aiutare la fisioterapia del pavimento pelvico, guidata da un professionista esperto, anche tramite tecniche di biofeedback o l’uso di inserti vaginali.
Infine, per prolassi gravi, sintomi invalidanti o recidive, si può ricorrere a interventi chirurgici. A seconda del tipo e della gravità del prolasso, la chirurgia può essere eseguita tramite via vaginale o addominale (anche con tecniche mininvasive come la laparoscopia o la tecnica robotica) con l’obiettivo di ripristinare la normale anatomia, rinforzando o ricostruendo le strutture di sostegno.
Prevenzione del prolasso degli organi pelvici dopo il parto
Subito dopo il parto, quando le strutture pelviche sono state sottoposte a sollecitazione, è utile iniziare un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico sotto la guida di un fisioterapista specializzato per recuperare tono e sostegno muscolare.
È altrettanto importante evitare, nei primi mesi, sforzi eccessivi, come sollevare pesi, svolgere lavori pesanti, e vanno curate adeguatamente sia la tosse cronica sia la stipsi, quest’ultima per garantire un corretto transito intestinale, con idratazione e una dieta equilibrata.
Infine, mantenere un peso corporeo stabile e sano ed evitare sovrappeso e obesità, rappresenta un’altra misura protettiva significativa, perché il peso in eccesso continua a gravare sul pavimento pelvico nel tempo.
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