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Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)


Cos’è?

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è considerata l’alterazione endocrina, cioè ormonale, più comune nelle donne in età fertile, data dall’aumento degli ormoni androgeni (maschili) nel sangue. Può avere ripercussioni sull’aspetto riproduttivo, metabolico e persino estetico delle donne che ne soffrono.

Quante donne ne soffrono?

La sindrome dell’ovaio policistico colpisce il 5-10% delle donne in età fertile.  

Quali sono le cause?

Le cause della sindrome dell’ovaio policistico non sono chiare, anche se si pensa che siano di tipo multifattoriale. Inoltre, si ritiene che fattori di rischio genetici e ambientali possano avere delle ripercussioni sulla suscettibilità individuale di ogni paziente.

Quali sono i sintomi?

I sintomi possono essere:

  • irregolarità del ciclo mestruale (intervallo tra una mestruazione e l’altra di più di 35 giorni, meno di 10 cicli mestruali all’anno, con infertilità nel 40% dei casi)
  • segni di iperandrogenismo, causati da elevati livelli di androgeni nel sangue, con conseguente crescita eccessiva di peli (irsutismo), acne, alopecia (calvizie di tipo maschile)
  • segni di insulino-resistenza e conseguente difficoltà a perdere peso

I sintomi possono comparire subito dopo la prima mestruazione (menarca) o svilupparsi negli anni seguenti. Il quadro clinico può variare molto da donna a donna, ma in ogni caso si presenta con maggiore gravità nei casi di obesità.

 È rischiosa per la fertilità?

La sindrome dell’ovario policistico non implica direttamente sterilità. Una normale ovulazione può essere ripristinata anche grazie all’esercizio fisico e alla perdita di peso che riducono la resistenza insulinica e il livelli di SHBG (glicoproteine che legano insieme gli ormoni sessuali) e di estrogeni, favorendo così l’efficacia dei farmaci che inducono l’ovulazione. 

Può portare ad altre patologie?

Se non diagnosticata in tempo, la sindrome dell’ovaio policistico potrebbe essere collegata a: iperplasia (ingrandimento) endometriale, tumore dell’endometrio, ipertensione, iperlipidemia, insulino-resistenza, diabete mellito di tipo II, coronaropatia.

Come si diagnostica?

La diagnosi di ovaio policistico si effettua con:

  • Visita ginecologica: si indagano le caratteristiche del ciclo mestruale e della storia riproduttiva (anamnesi) e si valutano eventuali segni di iperandrogenismo (esame obiettivo)
  • Ecografia transvaginale: serve a visionare l’aspetto delle ovaie e le loro dimensioni
  • Prelievo del sangue per dosaggi ormonali: serve a quantificare il livello degli androgeni nel sangue.

Si tratta di sindrome dell’ovaio policistico se sono presenti 2 delle seguenti condizioni: disfunzioni ovulatorie, iperandrogenismo (sia sulla base dei dati clinici che sulla base dei dati di laboratorio), ovaie policistiche visionate all’ecografia.

Come si cura?

Il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico varia in base al desiderio della donna di una gravidanza e le condizioni di salute generali della paziente. Le terapie ad oggi più efficaci sono:

  • pillola anticoncezionale: contiene estrogeni e progesterone e serve a correggere le irregolarità mestruali, l’acne e l’irsutismo (eccessiva crescita di peli) 
  • terapie specifiche: quando la paziente che soffre di sindrome dell’ovaio policistico cerca una gravidanza, le terapie servono a ripristinare l’ovulazione spontanea e migliorare il quadro metabolico. 

In caso di obesità o sovrappeso, si raccomanda sempre un calo di peso con una dieta equilibrata ed un esercizio fisico costante.

Si può prevenire?

Corretti stili di vita, sana alimentazione, esercizio fisico e controllo del peso sono elementi utili per prevenire la sindrome dell’ovario policistico.