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Tumore al seno


Cos’è?

Il tumore al seno, chiamato anche tumore della mammella o carcinoma mammario, è la forma di tumore più frequente nel sesso femminile in Italia. Ogni anno colpisce  1 donna su 8, specie dopo i 45 anni. La diagnosi precoce è fondamentale per trattare la malattia nella sua fase iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più elevate.

Quali sono le cause?

Il tumore al seno è causato dalla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in maligne.

Quali sono i sintomi? 

Il tumore al seno in genere non ha sintomi, ma può manifestarsi con: 

  • noduli palpabili
  • lesioni radiologiche sospette (non palpabili)
  • microcalcificazioni di dubbio significato clinico
  • secrezioni ematiche del capezzolo

Quali sono i fattori di rischio?

Attenzione: tutti gli elementi descritti sotto sono fattori che aumentano il rischio che compaia il tumore, ma non vuol dire che in presenza di essi ci sia necessariamente certezza del tumore.

I fattori di rischio per il tumore della mammella sono:

  • età, specie dopo i 45 anni
  • avere già avuto in precedenza il tumore a un seno 
  • casi di tumore in famiglia (anamnesi familiare)
  • fattori ereditari, come le mutazioni (errori di “trascrizione” del codice genetico) di alcuni geni come i geni BRCA di tipo 1 (BRCA1) e di tipo 2 (BRCA2) che aumentano il rischio di tumore al seno e alle ovaie, e quelle di p53 che aumentano il rischio di tumori mammari, cerebrali e del tessuto connettivo (sarcomi)
  • esposizione alle radiazioni
  • obesità, soprattutto dopo la menopausa
  • inizio della menopausa in tarda età, dopo i 55 anni
  • aver avuto il primo figlio dopo i 35 anni
  • terapia ormonale sostitutiva per trattare i disturbi della menopausa
  • abuso di alcol

Come si diagnostica?

L’ecografia mammaria e la mammografia sono gli esami principali per la diagnostica del tumore al seno. In caso di sintomi già presenti, per esempio noduli, gli esami diagnostici possono essere associati a indagini più approfondite con le biopsie stereotassiche o sotto guida ecografica. La diagnosi si conclude con un referto anatomo-patologico che, in caso di positività, include la caratterizzazione biologica della malattia. 

Il test genetico per l’identificazione della mutazione genetica BRCA1 e BRCA2, seguito dai controlli clinici e radiologici più opportuni a seconda del livello di rischio, è indicata in caso di donne ad alto rischio eredo-familiare.

Come si cura?

Ci sono vari possibili trattamenti per il tumore al seno, valutati in base alla situazione specifica della singola paziente e delle caratteristiche della malattia. In genere, la cura per il tumore al seno si caratterizza per un approccio multidisciplinare che coinvolge vari specialisti, da oncologi a chirurghi, radioterapisti, fisioterapisti, genetisti e psicologi. 

  1. Chirurgia

Comporta l’asportazione del tumore durante l’intervento chirurgico. L’obiettivo è eseguire un’asportazione che sia estremamente mirata e ridotta, per risparmiare il più possibile il tessuto mammario sano. Le tecniche chirurgiche principali sono:

  • biopsia radioguidata del linfonodo sentinella – questa tecnica ha sostituito l’asportazione chirurgica di tutti i linfonodi ascellari nella stadiazione del carcinoma mammario. 
  • interventi chirurgici radioguidati per i tumori non palpabili – prevede la localizzazione del tumore il giorno prima dell’intervento sotto guida ecografica o stereotassica.
  • quadrantectomia – è l’asportazione del tumore circondato da un margine di tessuto sano.
  • mastectomia – consiste nella rimozione dell’intera mammella, con o senza ricostruzione.
  • mastectomia con conservazione dell’areola e del capezzolo con valutazione istologica intraoperatoria del tessuto retroareolare 
  1. Chirurgia oncoplastica

Consiste nell’applicazione delle tecniche di chirurgia plastica per conservare o ricostruire la mammella dopo la mastectomia. In caso di asportazione, infatti, la ricostruzione della mammella è quasi sempre contemporanea all’intervento di rimozione, e avviene con l’inserimento di espansore o protesi definitiva, utilizzando lembi muscolo-cutanei, se necessario. Con alcune tecniche di rimodellamento estetico non si ricorre alla protesi, ottenendo maggiore radicalità ed un miglior risultato estetico. Spesso vengono eseguiti interventi anche alla mammella sana per garantire una migliore simmetria del risultato.

  1. Radioterapia

Prevede l’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere potenziali cellule tumorali residue. La radioterapia può essere raccomandata quando:

  • il trattamento del cancro della mammella richiede una quadrantectomia (intervento chirurgico conservativo di rimozione del tumore)
  • il tumore ha un diametro maggiore di 5 centimetri al momento della mastectomia
  • le cellule neoplastiche sono presenti in molti linfonodi

Per le pazienti sottoposte a radioterapia è prevista la consulenza di un oncologo specializzato in radioterapia prima di iniziare il trattamento. 

  1. Chemioterapia

La chemioterapia (somministrazione di farmaci) viene prescritta ad alcune pazienti dopo la guarigione dall’intervento chirurgico e prima della radioterapia, per distruggere le cellule tumorali che potrebbero essersi espanse al di fuori della mammella. 

I farmaci chemioterapici e la sequenza del trattamento vengono scelti a seconda delle caratteristiche del tumore di ogni singola paziente.

La chemioterapia può essere proposta prima della chirurgia se: 

  • il tumore si è esteso e non è asportabile con un intervento conservativo 
  • il tumore ha colpito anche i linfonodi 
  • il tumore ha aderito ai muscoli della parete toracica
  • si tratta di carcinoma infiammatorio della mammella.
  1. Ormonoterapia

L’ormonoterapia è efficace solo nelle pazienti affette da tumori che esprimono i recettori degli estrogeni e che quindi sono potenzialmente sensibili ad una stimolazione da parte degli ormoni. Consiste nell’utilizzo di alcuni farmaci che impediscono agli estrogeni di raggiungere le cellule mammarie tumorali e quindi frenare il loro sviluppo (ad esempio, il tamoxifene o il fulvestrant) oppure che riducono la quantità di estrogeni prodotti dall’organismo per tentare di allontanare il rischio di recidiva (farmaci inibitori dell’enzima aromatasi e gli analoghi dell’LH-RH). Generalmente: 

  • pazienti in premenopausa: si raccomanda il tamoxifene in combinazione con una terapia farmacologica con analoghi dell’LH-RH. Lo scopo è bloccare l’attività delle ovaie inducendo una menopausa temporanea. Più raramente si arriva all’asportazione chirurgica delle ovaie per prevenire il ritorno del tumore
  • pazienti in postmenopausa: al momento dell’intervento chirurgico, il trattamento ormonale prevede sempre un inibitore dell’aromatasi per 5 anni, a volte preceduto da tamoxifene per 2 anni.

Va tenuto in considerazione che alcuni antidepressivi interagiscono con i farmaci utilizzati per l’ormonoterapia e per evitare che il trattamento non sia efficace è possibile che l’oncologo consigli la sostituzione o la sospensione dei primi. 

  1. Terapia biologica ed altre terapie

La terapia biologica si realizza con l’assunzione di farmaci biologici basati su proteine di natura cellulare, quindi derivati da materiale vivente. I farmaci biologici principali nel cancro della mammella sono il trastuzumab o l’Herceptin, utilizzato però per trattare alcuni tipi di tumori mammari che esprimono un quantitativo abnorme del recettore 2 del fattore di crescita epidermico (HER2), sia subito dopo l’intervento chirurgico, sia in caso il tumore si ripresenti. In caso il tumore che esprime HER2 sia cresciuto dopo il trattamento con trastuzumab, può essere utilizzata un’altra terapia biologica che agisce con un meccanismo differente, il lapatinib. La terapia biologica può non essere indicata peril trattamento di tutti i tipi di tumore della mammella.

Cosa succede dopo il trattamento?

Al termine del trattamento viene stabilito un piano di controlli personalizzato a seconda delle esigenze della singola paziente e della biologia della malattia, al fine di tenere sotto controllo ed evitare eventuali recidive.

Come si previene?

Il metodo di prevenzione più efficace è la diagnosi precoce, che si effettua con la mammografia e l’ecografia mammaria a partire dai 30 anni. Per quanto riguarda le abitudini personali, rientrano come metodo di prevenzione: 

  • uno stile di vita sano (dieta mediterranea)
  • attività fisica
  • controllo del peso (evitare il sovrappeso-obesità)
  • consumo moderato di alcol
  • evitare il fumo di sigaretta
  • autopalpazione.  

Quest’ultima è una pratica che andrebbe iniziata sin da giovani, a partire dai 18-20 anni, quando la ghiandola mammaria termina il suo sviluppo. Andrebbe eseguita una volta al mese, senza mai sospenderla neanche con l’arrivo della menopausa.

Come eseguire l’autopalpazione:

  • sdraiarsi con un cuscino sotto la spalla sinistra e posizionare la mano sinistra sotto la nuca
  • con le dita della mano destra, effettuare lentamente movimenti circolari sul seno sinistro (come le lancette dell’orologio)
  • fare attenzione alla presenza di eventuali noduli o altre anomalie
  • strizzare il seno per verificare se fuoriesce siero o sangue

In caso di anomalie o fuoriuscita di siero o sangue bisogna avvertire lo specialista il prima possibile.