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Anca: perché può far male quando ci si china in avanti?

Se sentire dolore quando ci si allaccia le scarpe, si solleva la borsa della spesa da terra, ci si siede in auto per guidare, potrebbe sembrare normale o familiare, è bene sapere che in realtà potrebbe essere un segnale di sofferenza dello stato di salute delle anche.

Ne parliamo con il dottor Pierantonio Gardelin, ortopedico di Humanitas San Pio X. 

Campanelli d’allarme e fattori di rischio

Capita che con il passare degli anni, alcuni movimenti provochino dolore o risultino più rigidi. In genere si tende a dare la colpa all’età, ma le persone che fanno fatica a piegarsi in avanti per allacciarsi le scarpe o mettersi le calze, potrebbero avere una mobilità limitata di anche, causata dall’artrosi. Tuttavia, non si tratta di situazioni che capitano dall’oggi al domani.

In realtà, l’artrosi è una patologia che inizia e avanza lentamente: infatti, la coxartrosi, così è chiamata l’artrosi dell’anca, è una malattia degenerativa progressiva della cartilagine articolare, la cui causa è multifattoriale. Sedentarietà o eccessivi carichi di lavoro sportivo e/o lavorativo, traumi, alcune patologie infiammatorie, predisposizione genetica, disallineamento delle ginocchia in varo o valgo, obesità sono tutti fattori che concorrono all’insorgenza di artrosi dell’anca. 

Non sempre la coxartrosi dà dolore all’anca: talvolta, anche nelle persone più attive e sportive, può comparire quel tipico dolore inguinale noto come pubalgia, spesso sottostimato. La pubalgia, invece, è un sintomo importante anche di artrosi dell’anca. Altre volte il dolore colpisce il ginocchio senza che quest’ultimo sia malato. Tuttavia, quando l’artrosi provoca limitazioni funzionali, cioè limita il movimento e la funzione dell’articolazione dell’anca, e diventa doloroso chinarsi in avanti per allacciarsi le scarpe, ad esempio, quello è il momento in cui rivolgersi all’ortopedico per una valutazione dello stato di salute delle anche. 

Cosa si può fare se l’anca fa male? 

Una volta che il processo di usura e di degenerazione della cartilagine che ricopre l’osso articolare dell’anca è iniziato, può comparire dolore in ogni situazione in cui sia necessario aumentare la flessione al di sopra dei 90 gradi, quindi non solo quando ci si flette in avanti per allacciarsi le scarpe, ma anche quando ci si siede in auto per guidare. 

Per rallentare o bloccare la progressione dell’artrosi dell’anca, però, oggi sono disponibili diverse soluzioni possibili, anche per le persone più giovani e sportive, che permettono di continuare a fare sport, e per quelle che sono più sensibili all’estetica del proprio corpo. 

In generale, però, dopo la valutazione ortopedica e gli esami necessari (Rx e risonanza magnetica) per la diagnosi, nelle fasi iniziali la malattia artrosica può essere trattata con riposo, fisioterapia e farmaci contro il dolore e l’infiammazione, e con infiltrazioni ecoguidate, cioè sotto guida ecografica, che possono aiutare ad alleviare i sintomi. Sulla base delle indicazioni e della valutazione del chirurgo, in molti casi è possibile sottoporsi alle terapie biologiche con cellule staminali mesenchimali da tessuto adiposo, sfruttando il potenziale antidolorifico e antinfiammatorio, oltre che rigenerativo, di queste cellule per eliminare il dolore e rallentare o bloccare la progressione della malattia artrosica. 

Nell’artrosi avanzata, invece, e nei casi in cui le limitazioni e il dolore sono invalidanti, e le soluzioni non chirurgiche non danno beneficio o non sono indicate, il chirurgo potrebbe proporre al paziente la protesi d’anca. Esistono diversi tipi di protesi e di tecniche chirurgiche, alcune più adatte alle persone più giovani e attive, come la protesi di rivestimento della testa femorale (la parte di osso che viene danneggiata dall’artrosi) che permette di preservare l’articolazione nativa ricoprendola di una speciale lega di metallo adatta a sopportare i carichi e l’usura dello sport. Oppure, per chi si sente a disagio nel vedere la cicatrice chirurgica, la tecnica soprannominata bikini incision permette di impiantare una protesi d’anca mininvasiva nascondendo i segni dell’accesso chirurgico nella piega inguinale. 

Ortopedia e Traumatologia

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