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Cattiva circolazione delle gambe, i sintomi da non ignorare

L’insufficienza venosa degli arti inferiori ha come manifestazioni cliniche i capillari dilatati e le vene varicose (o varici), le quali appaiono molto visibili, palpabili, di dimensione variabile e, a volte, presentano un andamento tortuoso.

Le vene varicose sono abbastanza comuni, in genere aumentano progressivamente con l’avanzare dell’età e, soprattutto nelle donne, rappresentano un grosso problema estetico.

Per questa condizione patologica non esiste una profilassi vera e propria. Per questo motivo è molto importante la prevenzione che si basa sulla capacità di individuarne i primi segnali.

Abbiamo affrontato l’argomento con il dottor Dario Monti, chirurgo vascolare e angiologo in Humanitas San Pio X.

Quali conseguenze determina l’insufficienza venosa degli arti inferiori?

Negli arti inferiori, come anche in quelli superiori, si hanno due principali sistemi venosi: uno superficiale e uno profondo.

“Il sistema venoso profondo si ammala in seguito a patologie della coagulazione (per esempio, trombosi, ossia l’ostruzione di una vena a causa di un grumo di sangue) o a particolari malattie che causano problemi abbastanza seri”, spiega il dottore.

“L’insufficienza del sistema venoso superficiale, invece, è responsabile delle vene varicose e di tutte le varie ectasie venose”, prosegue.

Quali sono i sintomi?

I sintomi generalmente sono:

  • senso di pesantezza agli arti inferiori;
  • modico gonfiore, soprattutto dopo aver mantenuto la stazione eretta a lungo;
  • comparsa di ectasie venose, quali le dilatazioni delle vene superficiali fino a una vera e propria patologia varicosa.

“La comparsa di vene superficiali ectasiche dilatate, evidenti e importanti, possono essere causa di varicoflebiti (coagulazione del sangue all’interno della vena varicosa) o di ulcere varicose che invalidano – per un periodo di un paio di settimane o un mese al massimo – l’attività del paziente e che, a volte, richiedono terapie anche abbastanza serie.

La comparsa di capillari con inestetismi importanti sono, invece, spesso il motivo per cui le donne si rivolgono all’angiologo”, spiega il dottore.

Quali sono le possibili cause delle vene varicose?

I principali fattori che possono far sviluppare una sindrome varicosa sono principalmente:

  • la familiarità
  • la posizione eretta prolungata
  • l’ambiente caldo-umido.

Alcune categorie di lavoratori (come, per esempio, il cuoco), che stanno a lungo in piedi e in un ambiente caldo-umido, hanno una certa predisposizione alle vene varicose. “Poiché la loro condizione lavorativa favorisce la dilatazione dei vasi, se non si proteggono con calze elastiche, alla lunga possono andare incontro alle complicanze da sindrome varicosa”, precisa il dottore. Ma non solo: anche i sedentari e, all’opposto, persino gli sportivi possono sviluppare le vene varicose.

A chi ci si deve rivolgere in caso di varici e quali sono le terapie che possono risolvere questo disturbo?

“Per una corretta diagnosi e per valutare il miglior approccio terapeutico per questa patologia occorre sottoporsi a una visita angiologica”, risponde Monti.

E aggiunge: “A seconda del tipo e della gravità della sindrome varicosa (capillari, vene varicose, vena Grande Safena ecc.), lo specialista sceglierà tra un trattamento conservativo (farmaci, compressione elastica), un trattamento ablativo mini-invasivo (radiofrequenza, laser, scleroterapia) e l’intervento chirurgico invasivo”.

Qual è il trattamento migliore?

“Non esiste una tecnica migliore dell’altra. Ognuna presenta dei vantaggi e il chirurgo cardiovascolare deve saper valutare quale sia la più idonea al quadro clinico del paziente”, afferma il medico. E aggiunge: “Per fare un esempio, se una vena safena è molto dilatata, non è possibile sigillarla col laser o la radiofrequenza; il risultato migliore si otterrà con l’intervento chirurgico di stripping”.

Per un corretto iter diagnostico può essere di grande aiuto l’ecocolordoppler venoso, soprattutto nei casi in cui si abbia il sospetto di una sindrome varicosa secondaria a una trombosi venosa profonda pregressa o che sia la manifestazione di una sindrome post-flebitica. Questo esame è di fondamentale importanza perché, prima di operare un paziente di varici (e anche per la corretta scelta delle successive terapie), il chirurgo cardiovascolare deve avere la certezza che il sistema venoso profondo sia pervio e, quindi, assicuri il ritorno venoso del sangue al cuore.

È vero che le vene varicose sono un problema soprattutto femminile?

“Le vene varicose sono un disturbo soprattutto femminile ma anche maschile”, afferma lo specialista. E precisa: “La differenza sta nel fatto che la donna si rivolge all’angiologo prima rispetto all’uomo, perché le varici rappresentano, nella maggior parte dei casi, un problema estetico. L’uomo, solitamente, è meno attento a questi problemi e i peli sulle gambe contribuiscono a nascondere bene l’inestetismo”.

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