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Covid-19: l’esperienza di Humanitas per i cardiologi di tutto il mondo

Nella gestione della pandemia da Covid-19, il nuovo coronavirus, sono impegnati anche i cardiologi che hanno dovuto riorganizzare in brevissimo tempo l’organizzazione, gestione e trattamento delle patologie e dei malati cardiovascolari in attesa di intervento. Con l’obiettivo di condividere questa esperienza di Humanitas nella gestione delle criticità organizzative in cardiologia emerse con la pandemia COVID-19, il professor Giulio Stefanini, cardiologo e docente di Humanitas University, la dottoressa Elena Azzolini, della Direzione Medico sanitaria e il professor Gianluigi Condorelli, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare di Humanitas hanno realizzato un articolo scientifico pubblicato dalla più importante delle riviste scientifiche in cardiologia, Circulation. Ne parliamo con la dottoressa Margherita Dell’Orto, responsabile di cardiologia di Humanitas San Pio X.

Procedure interventistiche: rinviati l’80% degli interventi secondo selezionati criteri clinici

«Critical Organizational Issues for Cardiologists in the COVID-19 Outbreak: A Frontline Experience From Milan, Italy è il titolo della pubblicazione che riporta le misure adottate nei nostri ospedali fin dall’inizio dell’emergenza per aumentare la capacità di accoglienza dei malati COVID-19 – dice la dottoressa Dell’Orto -, secondo le disposizioni del Servizio Sanitario regionale della Lombardia di ridurre i ricoveri ospedalieri programmati di circa l’80%. Questo ha portato di conseguenza a rinviare l’80% degli interventi e delle procedure cardiologiche pianificate. Per farlo, è stato necessario adottare una nuova strategia per selezionare i pazienti che, in base a diversi fattori clinici che identificano il fattore di rischio, sono candidabili al rinvio».

Emergenza COVID-19: nuova gestione dei pazienti con infarto acuto

«Intervenire, curare e allo stesso tempo prevenire l’esposizione al nuovo coronavirus anche per gli operatori sanitari, nel rispetto delle linee guida, è un aspetto fondamentale nella gestione dei pazienti con infarto miocardico acuto, di cui può non essere nota la positività al nuovo coronavirus – continua l’esperta -. Pertanto, al fine di proteggere gli operatori sanitari coinvolti nella gestione di questi pazienti dal rischio di infezione, è richiesta l’adozione delle stesse misure di protezione per i pazienti con COVID-19. Inoltre, tra le misure adottate dal Servizio Sanitario Regionale lombardo, la riduzione e ristrutturazione della cosiddetta rete IMA (Infarto Miocardico Acuto), passando da 55 a 13 il numero degli Hub cardiologici, con l’obiettivo di ottimizzare risorse e procedure, ha portato da una parte a una maggior concentrazione di pazienti in un numero limitato di strutture, dall’altra al rischio di tempi più lunghi di gestione del paziente. Dall’esperienza di Humanitas emergono alcuni punti fondamentali per non compromettere o standard di cura per il trattamento delle malattie cardiovascolari, nel  rispetto della riorganizzazione della gestione dei pazienti con infarto miocardico acuto e all’interno delle linee guida per limitare la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2. Pertanto – conclude la dottoressa Dell’Orto -, l’esperienza condivisa con i colleghi della comunità internazionale sottolinea l’importanza di: 

  • impegnarsi a promuovere una stretta collaborazione dei cardiologi con gli altri specialisti coinvolti nella gestione di questi pazienti
  • definire percorsi per gestire in maniera adeguata la diagnosi e il trattamento delle malattie cardiovascolari nei pazienti con COVID-19- e in quelli non infetti, garantendo la sicurezza degli operatori sanitari;
  • rafforzare la cooperazione tra i diversi ospedali per centralizzare i servizi di cura delle malattie cardiovascolari.
I numeri di Humanitas
  • 2.3 milioni visite
  • +56.000 pazienti PS
  • +3.000 dipendenti
  • 45.000 pazienti ricoverati
  • 800 medici
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