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Coronavirus: paura e ansia ci aiutano a superare il momento difficile

Non uscire, allontanarsi da situazioni e persone potenzialmente a rischio sono comportamenti assolutamente normali, così come l’ansia e la paura di fronte a un pericolo come l’infezione da Coronavirus sono emozioni normali e utili – rassicura il professor Giampaolo Perna, Responsabile del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X. Insieme all’esperto cerchiamo di capire perché e cosa accade nel nostro cervello in momenti così emotivamente difficili come l’emergenza sanitaria in corso.

«Una delle funzioni principali del nostro cervello emotivo è di aiutare sia ogni individuo, sia la razza umana a sopravvivere – prosegue il prof. Perna -. Il bagaglio delle nostre emozioni primarie è composto da:

  • una emozione positiva: la gioia
  • una emozione neutra: la sorpresa
  • quattro emozioni negative: la rabbia, la paura, il disgusto e la tristezza. 

Dunque, ben il 66% delle nostre emozioni primarie sono negative. Questo perché, in caso di pericolo, l’evoluzione ha selezionato le emozioni negative come il miglior sistema di difesa per la nostra sopravvivenza. Dunque, vivere la paura, la rabbia e la tristezza in un momento pericoloso per noi come individui e per la nostra razza è assolutamente normale e salutare. Pertanto, il generalizzato senso di paura e ansia, se da un lato ci crea disagio, dall’altro potenzia le nostre capacità di difenderci stimolando l’attenzione, la cautela, rendendoci più reattivi. In un momento di pericolo la paura e l’ansia di ognuno di noi diventa una preziosa amica per mettere in atto tutte le difese e i comportamenti necessari per superare il momento difficile».

Qual è il nostro comportamento di fronte a questo pericolo?

«Quando ci troviamo di fronte a un pericolo, non attiviamo automaticamente le nostre emozioni negative – dice l’esperto -, ma attiviamo anche tre comportamenti difensivi

  • immobilizzazione
  • lotta
  • fuga

Di fronte a un pericolo imminente e grande tendiamo a paralizzarci sperando che il nemico non ci veda. Quando pensiamo che il pericolo sia troppo grande da combattere, allora fuggiamo; quando invece pensiamo di avere le forze per affrontarlo e superarlo allora combattiamo. Questi comportamenti sono automatici, selezionati dalla filogenesi, cioè dalla storia dell’uomo e degli esseri viventi, come i più efficaci per affrontare situazioni di pericolo. Dunque, reagire a questa situazione di pericolo tendendo a non uscire, fuggendo dalle situazioni e persone potenzialmente a rischio e sviluppando talvolta reazioni aggressive sono comportamenti assolutamente normali.

Pertanto, ricorda che:

  • Avere paura e essere in ansia di fronte a un pericolo è normale e utile
  • Essere arrabbiati e tristi per la situazione di emergenza attuale è normale e va accettato
  • Per avere una reazione ansiosa e di paura giusta è fondamentale avere informazioni chiare e corrette. Per questo dai retta solo a informazioni da fonti attendibili, non dare troppo peso alle opinioni, leggi i dati e i fatti cercando di farti un’idea personale 
  • Per avere informazioni corrette è opportuno riferirsi a esperti – scienziati che comunque non decidono ma informano aiutandoci a prendere le decisioni più adeguate.

E se si soffre già per un disturbo d’ansia?

«Momenti come questo sono particolarmente difficili per le persone che soffrono per un disturbo d’ansia generalizzato, cioè sono di natura troppo apprensive e preoccupate, e per le persone che soffrono di ipocondria, cioè il timore irragionevole di poter avere una malattia grave, ma anche per le persone che soffrono per ossessioni di contaminazione, cioè hanno una paura esagerata di poter essere contagiati – sottolinea il prof. Perna -. In questi casi le loro ansie e paure vengono inevitabilmente accentuate, facendo scattare un forte bisogno di rassicurazione e la tendenza a “vedere” tutte quelle opinioni che confermano le loro paure diventando ciechi di fronte a quelle contrarie alle stesse. In questo caso, è fondamentale riferirsi allo specialista con cui si è in cura evitando il fai-da-te farmacologico e rimanere rigidamente legati alle informazioni provenienti delle fonti istituzionali, senza entrare continuamente nel mondo dell’opinione incontrollata del web e delle amicizie».

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