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Covid-19: come reagisce il nostro cervello

Ebbene sì, ai tempi del coronavirus la sensazione che ci accomuna tutti è ben descritta da Dante nel Canto II dell’Inferno, riferendosi alla situazione di Virgilio come “tra color che son sospesi”. E proprio così ci sentiamo. Da qui nascono le riflessioni del prof. Giampaolo Perna, responsabile del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X.

«Come in una sorta di Limbo dantesco, in questi giorni anche noi aspettiamo che la natura, la scienza e i nostri medici, ci ridiano quel senso di certezza, prevedibilità necessari per tornare a programmare il futuro, e agire – dice il prof. Perna -. Immersi in un tempo che, contrariamente a quanto siamo abituati, sembra essersi fermato, in questa situazione nuova dirompente e incerta, con la sensazione di un pericolo reale ma insieme non ben definito, con la rottura delle nostre abitudini, della possibilità di programmare e progettare il futuro prossimo, scatta in tutti noi una delle reazioni più tipiche della paura: l’immobilità».

Da qui nasce la sensazione di incertezza

«Quando ci troviamo di fronte a un pericolo, il nostro cervello è predisposto ad attivare 3 meccanismi di difesa – prosegue l’esperto:

  1. la lotta: viene attivata quando siamo di fronte a un pericolo che possiamo superare, che in qualche modo sappiamo inquadrare e ci sentiamo nelle forze di poter vincere
  2. la fuga: viene attivata quando siamo di fronte a un pericolo noto e chiaramente superiore alle nostre forze
  3. l’immobilizzazione: spesso è la prima reazione di fronte a un pericolo inaspettato, è legata proprio all’incertezza relativa al nemico che dobbiamo affrontare e alla impossibilità di valutare quale sia la miglior strategia, la lotta o la fuga

L’immobilizzazione che si traduce in perplessità, senso del tempo che rallenta, incertezza, senso di attesa, crea quel silenzio interiore che ci permette di acuire i sensi e la mente alla ricerca di quei segnali e indizi che possano far chiarezza sulle informazioni necessarie per inquadrare il pericolo, il nemico e pianificare l’azione più opportuna che sia la lotta, l’affrontare il pericolo, l’affrontarlo oppure la fuga, il nascondersi, l’evitare».

Perplessi, ma con la certezza che medici e infermieri lottano per noi

«Accomunati e accompagnati da sensazioni di perplessità, incertezza e attesa, cerchiamo però di avere sempre ben chiaro che c’è già qualcuno che sta lottando per noi, che non sente la stanchezza, che ha un coraggio infinito. I nostri medici, infermieri e tutto il sistema sanitario che non può permettersi di farsi travolgere dalla paura che sente dentro – conclude il prof. Perna -, e deve lottare sul campo ogni istante per darci la speranza di ritrovare la nostra Azione Positiva».

 

 

 

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