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COVID-19 e nuova variante Omicron: sintomi, risposta ai vaccini, contagiosità. Cosa sappiamo?

Omicron è il nome con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiamato la nuova variante  B.1.1.529. preoccupante (VOC – Variants of Concern) del virus SARS-CoV-2. Proprio come gli altri virus della famiglia Coronavirus cui appartiene, il virus responsabile di COVID-19 è particolarmente predisposto alle mutazioni, un fenomeno naturale e previsto che tuttavia va monitorato. Infatti, come nel caso della variante Delta, le mutazioni possono influire sulle caratteristiche del virus, aumentandone la trasmissibilità, l’aggressività, la capacità di suscitare forme severe di COVID-19 o di superare l’immunità acquisita da un individuo con la vaccinazione o la guarigione dalla pregressa infezione.

Quando è stato individuato il primo caso di Omicron?

L’11 novembre 2021, la variante Omicron è stata individuata per la prima volta in Botswana, il 14 novembre 2021 in Sud Africa, e dal 26 novembre anche in altri Paesi, tra cui l’Italia in cui il primo caso risale al 28 novembre. L’individuazione tempestiva nel nostro Paese della variante Omicron, e di altre varianti di interesse, è resa possibile dall’uso della piattaforma per la sorveglianza genomica delle varianti di SARS-CoV-2 (I-Co-Gen) attiva dal 29 aprile 2021 che permette di raccogliere e analizzare le sequenze identificate in Italia e “dialogare” con le piattaforme internazionali. L’analisi delle varianti viene condotta – sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità – dai laboratori delle singole regioni, secondo precisi standard qualitativi.  Dal 29 aprile 2021 è attiva la piattaforma per la sorveglianza genomica delle varianti di SARS-CoV-2 (I-Co-Gen) che permette di raccogliere e analizzare le sequenze identificate in Italia e “dialogare” con le piattaforme internazionali. 

Cosa sappiamo della nuova variante Omicron?

La variante Omicron presenta una notevole diversità rispetto al virus originale e presenta numerose mutazioni (circa una trentina) della proteina spike, la cosiddetta “chiave” che permette al virus SARS-CoV-2 di entrare nelle cellule, rilasciare il proprio codice genetico virale (RNA) e costringere le cellule a produrre proteine virali che creano nuovi coronavirus che a loro volta si legano ad altre cellule sviluppando l’infezione. 

La variante Omicron è più contagiosa?

Al momento, i dati disponibili sulla variante Omicron non ci permettono di dire con chiarezza se è più contagiosa delle altre varianti, inclusa la Delta: tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta coordinando i ricercatori impegnati in tutto il mondo per chiarire proprio questi aspetti.

Secondo i dati preliminari dal Sud Africa, Omicron potrebbe avere una maggior capacità di propagazione (trasmissibilità) da un individuo all’altro e un sostanziale vantaggio di crescita rispetto alla variante Delta.

La variante Omicron dà sintomi e forme più gravi di COVID-19?

Con i dati a disposizione dai 352 casi segnalati da 27 paesi (dati del 1 dicembre) e per i quali disponiamo informazioni sulla gravità, possiamo dire che al momento non sono stati segnalati casi gravi di COVID-19 e decessi, e che i pazienti sono asintomatici o con sintomi lievi . I sintomi, al momento, sembrano essere gli stessi di quelli delle altre varianti. 

I sintomi COVID-19 variano a seconda della gravità della malattia e possono andare da febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, debolezza e dolore muscolare, fino a polmonite, difficoltà respiratorie e altre complicazioni, nei casi più gravi. Inoltre, sappiamo che alcune persone non presentano sintomi (asintomatici) ma sono comunque contagiose, mentre altre possono manifestare solo sintomi quali perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia). Sono sintomi meno specifici mal di testa, brividi, mialgia, vomito e/o diarrea.

Si tratta di sintomi COVID-19 da non sottovalutare, anche in questa fase della pandemia in cui moltissime persone sono vaccinate. In caso di infezione, infatti, i vaccinati sviluppano forme leggere di COVID-19, anche per la variante Omicron, secondo quanto si è osservato finora, con sintomi lievi confondibili con i disturbi stagionali.

I vaccini sono efficaci contro la variante Omicron?

Sono necessari ulteriori studi per comprendere se e come Omicron eluda l’immunità derivata dal vaccino (o dall’aver avuto COVID-19). Ed è bene ricordare che i vaccini hanno un’altissima efficacia nel ridurre il rischio di infezione, ma non possono azzerarlo perché le variabili in gioco sono molteplici (dall’efficacia del vaccino in sé alle proprie condizioni di salute, dalle precauzioni che si adottano ai contesti che si frequentano), mentre invece è confermata l’importanza della vaccinazione nel prevenire la malattia grave e la morte.

Tutti i vaccini disponibili, infatti, offrono una protezione significativa contro le forme gravi di COVID-19 e permettono di ridurre la circolazione del virus, limitando così anche la probabilità che muti e produca varianti preoccupanti, come Delta e Omicron.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta comunque studiando il potenziale impatto di Omicron sulle misure di contenimento della pandemia, inclusi i vaccini.

Come proteggersi dalla variante Omicron?

Le misure più efficaci di protezione anche dalla variante Omicron, restano quelle già note:

  • Vaccinazione (iniziando/completando il ciclo vaccinale primario) ed effettuare la dose di richiamo (booster) quando è il proprio turno.
  • Indossare la mascherina coprendo naso e bocca nei luoghi chiusi e all’aperto in caso di affollamento e nel rispetto delle regole vigenti.
  • Lavare bene e spesso le mani o igienizzarle.
  • Mantenere la distanza di almeno un metro dalle altre persone.
  • Far circolare l’aria nei luoghi chiusi.

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