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Psiche: ansiosi e pessimisti si nasce o si diventa?

Sono più di cinque milioni le persone che, solo in Italia, soffrono di ansia o, come dicono gli esperti, di disturbi d’ansia. Tuttavia, ansia e pessimismo, cioè vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto, non sono sinonimi e possono avere origini diverse e inaspettate.

Ne parliamo con il professor Giampaolo Perna, professore ordinario di Humanitas University e Responsabile del Centro di Medicina Personalizzata per i Disturbi d’Ansia e di Panico di Humanitas San Pio X.

Pessimismo e ansia: in che modo sono diversi?

Le persone che hanno la tendenza a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto in ogni situazione vengono comunemente definite “pessimiste”. Tuttavia, l’atteggiamento pessimistico induce ad avere un atteggiamento negativo nella valutazione di eventi presenti e passati, ma non significa essere ansiosi. 

L’ansia invece è la tendenza a prevedere (sempre) che il bicchiere sarà mezzo vuoto, cioè ad avere un atteggiamento di catastrofizzazione degli eventi. Questo porta ad avere una visione negativa degli eventi stessi e, spesso, a vivere con disagio l’anticipazione di pericoli imminenti: ad esempio, un viaggio in aereo si trasformerà, per queste persone, in una sicura sciagura aerea (e in molti casi, è motivo per non fare quel viaggio). 

In questo caso si parla di temperamento d’ansia patologica, risultato di una predisposizione genetica individuale che rende più vulnerabili all’ansia. E sebbene il DNA ereditato giochi sempre un ruolo importante, tuttavia anche l’aver vissuto uno o più eventi di vita negativi o sfortunati, soprattutto da bambini, può contribuire a farci diventare ansiosi da adulti.

Ansia e DNA: il disturbo patologico è inevitabile?  

Essere geneticamente predisposti all’ansia può far sviluppare vulnerabilità ad atteggiamenti ansiosi, ma non significa che si manifesterà necessariamente un disturbo di ansia patologica. Infatti, sebbene l’ansia in età adulta sia spesso legata alla presenza di un temperamento ansioso geneticamente determinato, tuttavia lo sviluppo di un carattere solido, determinato, maturo e fiducioso in se stessi può aiutare a neutralizzare la genetica ed evitare la comparsa di ansia. 

Infatti, con il DNA si eredita la predisposizione all’ansia e non l’ansia stessa: questo vuol dire che la “malattia” per la quale si è geneticamente predisposti può non manifestarsi mai. Tuttavia, è ormai noto che in presenza di “terreno fertile”, alcuni fattori scatenanti come conflitti relazionali, lavorativi (ad esempio perdita del posto di lavoro) oppure di tipo clinico come l’ipertiroidismo, possono aumentare il rischio di sviluppare ansia patologica nelle persone predisposte. E se l’ansia è un meccanismo difensivo importante nella vita quotidiana, quando l’ansia diventa patologica, la preoccupazione eccessiva che qualcosa di negativo accada o sia in procinto di accadere finisce con il limitare la vita della persona e di chi le vive accanto. 

Ansiosi si nasce o si diventa?

Che esista una predisposizione all’ansia è indubbio, o meglio, possiamo essere costituzionalmente ipersensibili a rischi. Ognuno di noi nasce con una propensione più o meno spiccata a reagire di fronte a potenziali pericoli, propensione che può trasformarsi in un vero e proprio disturbo d’ansia (generalizzato) sia spontaneamente che per effetto di esperienze di vita negative. L’ansia in generale è una modalità difensiva contro gli stimoli che possono indurre dei cambiamenti del nostro equilibrio psicofisico. Ma la capacità di gestire e convivere con questa ipersensibilità emotiva dipende soprattutto dall’ambiente e dalla società in cui viviamo. 

Oggigiorno, infatti, viviamo in una società che non dà il tempo a chi nasce ansioso di adattarsi ai cambiamenti, perché tutto è molto più veloce rispetto al passato e mentre l’ansioso cerca di adattarsi, il cambiamento è già avvenuto. Riconoscere di avere la tendenza naturale al catastrofismo e alla previsione pessimistica di potenziali pericoli, significa riconoscere di avere la necessità di acquisire esperienze e fiducia nelle proprie capacità e abilità di adattarsi e di rispondere ai cambiamenti senza farsi travolgere dal malessere con cui l’ansia si manifesta. 

Molte persone riescono ad acquisire questa sicurezza da sole, altre hanno bisogno di essere aiutate a rinforzare il proprio carattere per tenere sotto controllo la tendenza all’ansia, altre ancora hanno bisogno di una terapia farmacologica e/o una psicoterapia cognitivo-comportamentale per ritrovare la propria serenità e vivere il futuro con fiducia.

Centro per i disturbi d’ansia e di panico

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