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Risonanza magnetica aperta o chiusa? Scopriamo le differenze 

E’ uno degli esami diagnostici più importanti per valutare e studiare organi, ma non usa radiazioni ionizzanti (Rx) nè metodi invasivi. Le sue grandi dimensioni, insieme alla necessità di far entrare il paziente disteso su un lettino in un tubo chiuso per eseguire l’esame, ha contribuito a rendere la risonanza magnetica un esame tra i più temuti specie per chi soffre di claustrofobia o attacchi di panico. «Indispensabile per la diagnosi di molte patologie e lesioni dalla neurologia alla cardiologia, fino all’oncologia, ortopedia e gastroenterologia – spiegano i medici radiologi del Servizio di diagnostica per immagini in Humanitas San Pio X -, per molti pazienti la risonanza magnetica rappresenta spesso un ostacolo psicologico difficile da affrontare a causa del senso di soffocamento, oppressione, claustrofobia durante l’esame. Con l’innovazione della RMN aperta, invece, il tubo chiuso è stato eliminato, così come i tipici rimbombi sonori emessi dal magnete. Pur mantenendo molte delle caratteristiche della RMN chiusa, la RMN aperta ha eliminato il disagio dell’esame non solo per quei pazienti claustrofobici, ma anche per le persone obese o in sovrappeso, anziani e bambini per i quali l’esecuzione di una risonanza magnetica nella macchina con tubo chiuso poteva diventare un problema».

RMN aperta o chiusa? Simili ma non uguali

Eliminato il “fattore psicologico”, ritenuto uno dei limiti maggiori della RMN chiusa, la RMN aperta ha caratteristiche e indicazioni specifiche. «In entrambi i casi – proseguono i radiologi -, la risonanza magnetica, chiamata anche risonanza magnetica nucleare, usa un campo magnetico e onde di frequenza analoghe a quelle emesse da radio e Tv, per ottenere immagini dettagliate di strutture e organi. Innocua e non invasiva, la risonanza magnetica chiusa usa però un campo magnetico più potente rispetto a quella aperta. Se da una parte, la RMN aperta determina immagini meno nitide pur mantenendo la medesima precisione diagnostica della RMN chiusa, dall’altra in alcuni casi, previa valutazione del medico radiologo, la RMN aperta ha il vantaggio di ampliare l’indicazione anche ai portatori di elementi metallici inseriti anni fa, come viti o placche chirurgiche, punti di sutura, clip, o protesi, che non sono compatibili con la RM chiusa perché le componenti metalliche potrebbero surriscaldarsi e spostarsi a causa del campo magnetico più potente. Resta per entrambe la controindicazione per i portatori di pacemaker e le donne in gravidanza per le quali c’è l’indicazione solo in caso di estrema necessità. La RMN chiusa ad alto campo magnetico è insostituibile però per studiare volumi corporei più ampi, come addome, prostata o cuore, non valutabili con la RMN aperta. Anche la durata dell’esame non cambia: sono circa 30 minuti in cui al paziente viene chiesto di restare il più possibile immobile sdraiato sul lettino che, nel caso della RMN chiusa entra all’interno del grande magnete, mentre nella RMN aperta, il magnete si posiziona solo in corrispondenza della parte del corpo da valutare».

RMN aperta, in un unico esame la valutazione di ossa, muscoli e tendini

La RMN aperta è indicata per la molteplici patologie o lesioni traumatiche per cui è richiesta una risonanza magnetica come le patologie muscolo-scheletriche, per esempio le lesioni legamentose, tendinee, ossee o della colonna, come le ernie discali, e grazie alla rappresentazione dettagliata anche di tutte le articolazioni come mani, polsi, gomiti, ginocchia, caviglie e piedi e dei vari tratti del rachide (cervicale-dorsale-lombare). 

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