Verde Humanitas, una nuova rubrica contenente consigli e informazioni utili per un futuro più sano e sostenibile.
La produzione di carne per il consumo umano ha un impatto enorme sulle emissioni di gas serra. Lo dicono anche gli esperti delle Nazioni Unite che in una raccomandazione scritta a tutti i governi del mondo invitano a ridurre le emissioni in tutti i modi possibili per contrastare i cambiamenti climatici, includendo tra le varie alternative energetiche, anche “passare a diete sane, equilibrate e sostenibili”, che in una precedente raccomandazione si riferiva alle diete a base vegetale.
Ne parliamo con la dottoressa Maria Bravo, nutrizionista di Humanitas San Pio X.
Meno carne, più ambiente
Secondo lo studio Environmental Impacts of Food Production, più di un quarto delle emissioni globali di gas serra sono causate dalla produzione alimentare, in particolare dalle esalazioni di metano emesse dai ruminanti nell’allevamento del bestiame per la produzione di carne. Inoltre, all’aumento dei consumi di carne negli ultimi decenni, si è associata la necessità di ampliare i pascoli, oggi responsabili del 41% della deforestazione annuale nelle aree tropicali.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature ha ipotizzato uno scenario in cui l’essere umano riducesse del 20% il consumo annuale di carne bovina e la sostituisce con proteine fungine (funghi). Per il 2050 si dimezzerebbe il ritmo della deforestazione, e ricordiamo che le foreste sono il polmone del nostro pianeta, e si ridurrebbero le emissioni di gas serra.
Meno carne, più salute
Cereali integrali, verdure, frutta, legumi, pesce, pollame, olio extravergine di oliva, poca carne rossa e formaggi: è la base della nostra dieta mediterranea famosa in tutto il mondo. Seguire una vera dieta mediterranea, infatti, può essere una valida alternativa al consumo di carne che, in Europa ha raggiunto un consumo pro capite di circa 80 kg all’anno. Esistono però tante valide alternative alla carne, e non a caso gli italiani che hanno scelto una dieta vegetariana con un consumo prevalente di vegetali e legumi, ma talvolta anche uova, latte e latticini, ha raggiunto circa il 7,1% della popolazione, una percentuale quasi raddoppiata negli ultimi cinque anni.
Il consumo elevato di carne rossa e derivati (salumi e insaccati) è associato a un rischio aumentato di diverse patologie, tra cui le malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumori tra cui quelli intestinali, dislipidemie e ipercolesterolemia. Ridurre il consumo di carne bovina del 20%, come simulato dallo studio pubblicato sulla rivista Nature, è possibile ed è sano.
Ad esempio, una dieta sana e bilanciata dovrebbe prevedere il consumo di diverse fonti di proteine, quali pesce, carne bianca, pollame, uova, legumi, prodotti derivati dalla soia, frutta secca a guscio e semi non salati. Secondo numerosi studi osservazionali, un’alimentazione prevalentemente su base vegetale, è associata a un rischio minore di obesità, malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2, e alcuni tipi di cancro.
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