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Tumore colon-retto: da polipo a cancro, 7 anni per intervenire

Tra i più subdoli e invasivi, nel 90% dei casi il tumore del colon-retto origina da un polipo intestinale, chiamato adenoma. Dalla sua formazione alla comparsa del carcinoma localizzato trascorrono circa sette anni, mentre ce ne vogliono altri tre per convertirsi in metastasi. «Si tratta di un periodo piuttosto lungo – come afferma il professor Jacques Mégevand, responsabile di Chirurgia Generale di Humanitas San Pio X -, durante il quale gli screening effettuati sulla popolazione con più elevato rischio di sviluppare la malattia, cioè gli over 50, possono aiutare a intercettare precocemente la formazione dell’adenoma e rimuoverlo durante la colonscopia, l’esame che, insieme, alla ricerca di sangue occulto nelle feci, aiuta a fare la diagnosi».

Sintomi vaghi, ma attenzione alle feci

«In molti casi – prosegue il professor Jacques Mégevand – i sintomi con cui si manifesta il tumore del colon-retto possono essere vaghi, come stanchezza, perdita di peso e appetito, oppure più specifici come la presenza di sangue nelle feci, stipsi e diarrea frequenti nel tempo, fino all’occlusione intestinale. In presenza di questi sintomi, è raccomandato andare da uno specialista per iniziare il percorso di diagnosi che include la ricerca del “sangue occulto” nelle feci, la colonscopia con biopsia per valutare il tipo di lesione, sede e tumore, che può essere benigno o maligno, e per determinare lo stadio a cui si trova il tumore (stadiazione). Infine, possono essere richiesti ulteriori indagini diagnostiche come la TAC e la risonanza magnetica (RMN) con mezzo di contrasto, o l’ecografia endoanale in caso di patologie ano-rettali. La fase diagnostica è estremamente importante perché a seconda della parte colpita si determina la diversa terapia da seguire, dato che i tumori del colon e quelli del retto sono diversi sia dal punto di vista biologico che nella modalitá in cui si sviluppano».

Tumore, con il robot migliora la qualità di vita dopo l’intervento

Sono ormai sempre più le evidenze scientifiche sui vantaggi della chirurgia robotica nel tumore del colon-retto. Come dimostrato da due recenti studi pubblicati sulla Rivista Italiana di Chirurgia e realizzati dal team del professor Jacques Mégevand, la chirurgia robotica presenta minori complicanze rispetto alla chirurgia tradizionale. «Realizzati su un ampio numero di pazienti con tumore colon-retto maligno suddividi in due gruppi e operati in laparoscopia o in chirurgia robotica di colectomia destra (100 casi) e resezione totale del retto (70 casi), gli studi hanno contribuito a evidenziare le minori complicanze e la maggior precisione della chirurgia robotica. Infatti, l’intervento con il robot ha il vantaggio di limitare i traumi addominali e preservare strutture muscolari e nervose, vascolari e linfatiche importanti per un più rapido recupero dopo l’intervento e per mantenere la funzione del retto, della vescica e dell’apparato riproduttivo, evitando l’incontinenza fecale e urinaria, per esempio, o l’impotenza e l’aspermia nell’uomo, che invece di frequente insorgono dopo l’intervento in chirurgia tradizionale. Inoltre, grazie ai bracci del robot, è possibile arrivare ad operare aree del retto difficilmente raggiungibili manualmente dal chirurgo, asportare con precisione e radicalmente il tumore, con cicatrici di pochi millimetri, giusto lo spazio per l’inserimento degli strumenti ottici e chirurgici necessari all’intervento. Infine, oltre a un minor dolore post operatorio, il ricovero è più breve (circa 5 giorni) e più rapido è il recupero e il rientro alla vita quotidiana e lavorativa. Come dimostrato dalla letteratura – conclude l’esperto -, tutto questo, per il paziente significa un eccellente risultato oncologico e una migliore qualità di vita dopo l’intervento».

Lo specialista riceve anche presso il centro Humanitas Medical Care di via Murat 13, a 450 metri dall’Ospedale. La struttura dispone di un ampio parcheggio nelle vicinanze a disposizione del paziente.

Responsabile di Chirurgia Generale
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