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Vulvodinia: quali sono le cause del dolore intimo?

Dolore e bruciore intimo possono essere sintomi di infezioni che richiedono una terapia per qualche giorno e poi si risolvono, oppure possono essere continuamente presenti nella vita di una donna fin dall’adolescenza. Il dolore da vulvodinia è reale, ovvero la donna percepisce dolore di varia entità a stimoli che non dovrebbero essere dolorosi e che non si risolve spontaneamente. Indossare la biancheria intima, un paio di jeans, camminare, fare sport, avere rapporti sessuali, stare seduta per studiare, per lavorare oppure per un aperitivo con le amiche può provocare intenso dolore, disagio e quindi limitare la vita quotidiana della donna.

Indagare le cause del dolore intimo e arrivare a confermare o escludere la vulvodinia è fondamentale per iniziare il trattamento adatto e liberarsi finalmente dal dolore. 

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Raffaela Di Pace, ginecologa e sessuologa, responsabile dell’Ambulatorio Vulvodinia di Humanitas San Pio X.

Vulvodinia e sintomi 

La vulvodinia è un disturbo complesso in cui il dolore con o senza bruciore a livello della mucosa vulvare e all’ingresso della vagina non è l’unico sintomo. Il dolore nella vulvodinia è chiamato anche allodinia, ovvero si tratta di un dolore suscitato da uno stimolo che normalmente non è in grado di provocare una sensazione dolorosa nella zona vulvare, e può essere spontaneo o indotto. In genere, il sintomo principale della vulvodinia è il dolore durante i rapporti sessuali, ma altri sintomi sono comuni come ad esempio bruciore e irritazione, secchezza vaginale, sensazione di abrasione e tagli sulla mucosa, tensione e gonfiore nella regione vulvare, dolore costante in questa zona. Alla visita ginecologica, spesso la donna riferisce anche di cistiti ricorrenti, candidosi e dolore pelvico che richiedono il giusto trattamento, ma senza dare alla donna la soluzione all’allodinia. 

Quali sono le cause della vulvodinia?

Le cause che portano alcune donne a sviluppare vulvodinia non sono ancora del tutto chiare. Tuttavia, tra le ipotesi più accreditate sembra che il disturbo abbia un’origine immunitaria e sia associato a una risposta infiammatoria abnorme di alcune cellule del sistema immunitario (i mastociti) presenti in tutti i tessuti dell’organismo.

L’eccessiva risposta infiammatoria di queste cellule stimola la proliferazione di fibre nervose responsabili della trasmissione al cervello dell’impulso del dolore, aumentando così la percezione del dolore a stimoli in genere non dolorosi. Sembra anche che l’abnorme risposta infiammatoria dei mastociti possa essere innescata da ripetute infezioni da candida albicans, traumi fisici a livello vulvare come ad esempio un’episiotomia per parto naturale o una biopsia vulvo-vaginale, ma anche da abitudini individuali come l’uso di biancheria intima sintetica, indumenti troppo stretti, detergenti intimi aggressivi, alcune attività sportive che possono creare microtraumi nella zona genitale (ad esempio, ciclismo, spinning, equitazione). Una volta innescato il dolore, la naturale contrazione muscolare del pavimento pelvico e della muscolatura vaginale attiva un circolo vizioso che alimenta il dolore e/o bruciore anche a seguito di stimoli molto modesti.

Come si guarisce dalla vulvodinia?

Riconoscere la vulvodinia è il primo passo. Tuttavia, molte donne arrivano a una diagnosi di vulvodinia dopo anni di trattamenti per altri disturbi. La diagnosi di vulvodinia infatti è complessa e richiede un approccio di tipo differenziale che escluda le altre patologie in cui il dolore vulvare è uno dei sintomi, come ad esempio vaginismo, infezioni, problemi neurologici. La visita ginecologica per vulvodinia si basa sull’ascolto della donna e sulla valutazione dei sintomi e delle situazioni che scatenano il dolore, sul tipo di dolore percepito e sulla sua localizzazione. Durante la visita, il ginecologo effettua esami specifici per escludere la presenza di infezioni e per valutare la presenza di allodinia grazie a un esame chiamato test del toccamento o Cotton Swab test, che prevede il tocco in specifici punti della vulva con un apposito cotton-fioc inumidito.

Una volta diagnosticata, dalla vulvodinia si può guarire: in alcuni casi può essere indicata l’assunzione di alcuni farmaci topici come anestetici locali, farmaci per modulare la sensazione dolorosa a livello locale, oppure infiltrazioni di anestetici o antinfiammatori e altri trattamenti specifici per l’educazione del pavimento pelvico. Il trattamento segue un approccio multidisciplinare che include la valutazione del ginecologo specializzato in disturbi del dolore sessuale e uno psicoterapeuta per aiutare la donna ad affrontare e superare l’impatto psicologico di questa patologia sulla sua vita. 

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