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Infarto del miocardio (o infarto cardiaco)


Cos’è l’infarto del miocardio?

Per infarto si intende la morte (necrosi) di un tessuto o di un organo che per occlusione di un’arteria non ricevono un adeguato apporto di sangue e ossigeno. L’infarto, in generale può riguardare diversi organi (cervello, polmoni, intestino) ma quando si parla di infarto miocardico si intende la necrosi di una parte del muscolo cardiaco. 

Quali sono le cause?

L’infarto miocardico è causato dall’occlusione parziale o totale di un’arteria coronarica all’interno della quale di forma e si stacca un coagulo (o trombo) presente sulla parete interna dell’arteria. In rari casi l’infarto può essere la conseguenza di una malformazione coronarica (con formazione di un trombo e restringimento del lume dell’arteria), scollamento tra i foglietti della parete coronarica (dissezione) che fa sporgere quello interno restringendo in modo rilevante il lume dell’arteria. 

Quali sono i fattori di rischio?

La malattia aterosclerotica presenta fattori di rischio modificabili e non modificabili che valgono anche per la maggior parte delle patologie cardiovascolari. Tra quelli non modificabili che aumentano il rischio di infarto troviamo: 

  • Età: aumenta il rischio con l’invecchiamento
  • Genere: è maggiore negli uomini rispetto alle donne, ma dopo la menopausa il rischio è uguale negli uomini e nelle donne
  • Familiarità: soprattutto se la patologia cardiovascolare del congiunto è comparsa in età giovanile.

Tra i fattori modificabili che aumentano il rischio di infarto troviamo: 

  • Sedentarietà e fumo di tabacco: smettere di fumare e fare attività fisica regolare per almeno 20-30 minuti al giorno, aiuta a prevenire problemi cardiovascolari e a mantenersi in salute.
  • Alimentazione: una dieta che eccede in calorie e grassi contribuisce ad aumentare il livello di colesterolo e di altri grassi (lipidi) nel sangue, ed è dannosa per la salute del cardiovascolare. 
  • Ipertensione arteriosa: la “pressione alta” condiziona un aumento del lavoro cardiaco che si traduce nel tempo con il progressivo malfunzionamento del cuore e con la comparsa di scompenso cardiocircolatorio.
  • Diabete: l’eccesso di glucosio nel sangue danneggia le arterie, favorisce l’aterosclerosi, l’infarto miocardico e cerebrale, danneggia organi importanti come il rene fino all’insufficienza renale, a sua volta associata ad aumentato rischio cardiovascolare.
  • Sostanze stupefacenti: il loro uso aumenta notevolmente la possibilità di infarto miocardico ed abbassare l’età media in cui si manifesta.

Quando si manifesta?

L’infarto miocardico si può manifestare in situazioni diverse e non necessariamente a seguito di uno sforzo fisico. Infatti, l’infarto cardiaco può comparire improvvisamente a riposo, dopo un’emozione intensa, durante o al termine di uno sforzo fisico rilevante. 

Quali sono i sintomi?

L’infarto miocardico è un’esperienza soggettiva che le persone spesso non descrivono con gli stessi sintomi. Tuttavia si riconoscono sintomi tipici e più frequenti:

  • dolore acuto al petto (precordiale) o retrosternale, irradiato ai vasi del collo, alla gola, alla mandibola del lato sinistro, al braccio sinistro (più frequente rispetto al destro) o tra le due scapole
  • sudorazione fredda profusa
  • stato di malessere profondo
  • nausea e vomito
  • in alcuni casi: sensazione di stordimento, vertigini, mancanza di respiro senza dolore toracico (pazienti diabetici), svenimento con perdita di coscienza, sensazione di morte imminente. 

Quali sono le complicanze?

Le complicanze dell’infarto in fase acuta possono essere:

  • shock cardiogeno
  • edema polmonare acuto, con grave mancanza di respiro a riposo
  • aritmie, alcune potenzialmente fatali
  • ischemia di altri organi, perchè il cuore non è in grado di pompare adeguatamente il sangue nella circolazione e raggiungere tutti gli organi.

Come si diagnostica?

Il sospetto di infarto miocardico inizia con i sintomi riferiti dal paziente e poi confermato dall’elettrocardiogramma, e da un prelievo di sangue che rileva la presenza di specifici enzimi cardiaci rilasciati nel sangue dalle cellule morte del muscolo cardiaco.

Cosa fare in caso di infarto del miocardio?

L’infarto resta anche oggi una malattia mortale. La mortalità aumenta quanto più tardivo è l’accesso a cure adeguate in ospedale. Se si sospetta un infarto del miocardio è opportuno chiamare il numero delle emergenze 112 per iniziare al più presto il monitoraggio del paziente, trattare tempestivamente complicanze fatali che possono verificarsi nelle prime ore, come la fibrillazione ventricolare, avviare il paziente il più precocemente possibile allo studio coronarografico. Minore è il tempo che intercorre tra l’evento e l’accesso in ospedale, maggiore sarà la porzione di muscolo cardiaco di cui si potrà evitare la morte irreversibile. 

Quali sono i trattamenti?

Obiettivo è liberare il lume della coronaria dal coagulo che la ostruisce e ripristinare il flusso di sangue mediante: 

  • angioplastica coronarica e stent: la procedura di effettua con l’introduzione per via femorale o radiale di un catetere dotato di palloncino gonfiabile all’apice, in grado di passare attraverso il coagulo, schiacciarne le componenti sulle pareti e posizionare una protesi a rete all’interno del vaso (stent) che permette di tenere pervio il lume del vaso dopo la disostruzione. 
  • farmaci: antiaggreganti, betabloccanti, ACE inibitori e statine, da valutare in base alla tolleranza e controindicazioni individuali.
  • bypass coronarico: intervento chirurgico in genere non praticato in urgenza, indicato in caso di malattia coronarica grave o non trattabile con angioplastica e stent. L’intervento consiste nel creare chirurgicamente un canale di comunicazione fra l’aorta e la coronaria ristretta o ostruita a valle della lesione, utilizzando l’arteria mammaria interna o la vena safena rimossa dagli arti inferiori.

Perchè è importante la riabilitazione dopo l’infarto?

La riabilitazione cardiologica, eseguita in regime di degenza o in ambulatorio sulla base della gravità dell’infarto stesso, ha l’obiettivo di favorire una graduale ripresa della capacità di esercizio individuale, rivalutare la terapia domiciliare e, infine, promuovere la modificazione dello stile di vita.

Si può prevenire un altro infarto?

Alla dimissione, è importante che il paziente segua correttamente la terapia prescritta nei dosaggi e tempi indicati dal medico, e le raccomandazioni sullo stile di vita per:

  • rallentare la progressione dell’aterosclerosi
  • prevenire un secondo infarto e le complicanze (morte o ictus)
  • ridurre il rischio di scompenso cardiaco

Raccomandazioni:

  • Perdere peso fino al raggiungimento di un valore nella norma per età e sesso, con valutazione dell’indice di massa corporea o BMI
  • Smettere di fumare
  • Praticare attività fisica regolarmente, parlandone con il proprio medico per definire un programma di allenamento adatto al proprio stato di salute
  • Modificare la dieta, eliminando cibi grassi, fritti e troppo conditi, limitare il consumo di alcool a un bicchiere di vino al pasto al giorno, e dolci, e aumentare il consumo di grassi vegetali, verdure, fibre, carni magre e pesce
  • Ridurre le fonti di stress, specialmente se queste tendono a protrarsi nel tempo.

 

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