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Ansia da prestazione? I consigli per riconoscerla e gestirla

Lo stress e l’ansia che si possono provare quando si deve fare qualcosa o in situazioni non comuni, non è di per sè negativa. «È quel drive, ovvero quella spinta che ci permette di essere prestazionali quando è richiesto – spiega il dott. Francesco Cuniberti, psichiatra presso il Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X -. Avere paura, essere tesi prima di un esame, di una prima uscita o di una consegna lavorativa è normale: aiuta ad essere reattivi e a cercare di ottenere il risultato sperato. Il problema è quando l’ansia e lo stress diventano eccessivi e non più prestazionali o utili, ovvero quando avvengono per situazioni non classicamente ansiogene o in situazioni precedentemente vissute normalmente. Le persone che soffrono di ansia da prestazione possono preoccuparsi di fallire un’attività prima ancora che abbia inizio, fino a credere che il fallimento comporterà umiliazione o rifiuto. Tutto questo porta alla compromissione delle capacità globali della persona, all’evitamento e sofferenza». 

Quali sono i segnali di ansia da prestazione?

«Esistono vari tipi di ansia da prestazione – continua l’esperto – cognitiva (influisce maggiormente sui risultati, con stati affettivi negativi e sentimenti di apprensione e preoccupazione), somatica (con alto grado di attivazione fisiologica nel corpo), entrambe.

Se un individuo percepisce come minacciosa una discrepanza tra ciò che la situazione richiede e la sua capacità di rispondere a tali richieste, ciò porterà a un livello più elevato di ansia con tutta una serie di sintomi che possono arrivare ad essere invalidanti. I sintomi più frequenti di ansia da prestazione sono: 

  • sensazione di malessere fisico oltre che mentale
  • ipersudorazione
  • tremori fini, tensione muscolare
  • palpitazioni
  • bocca asciutta
  • voce roca
  • difficoltà di concentrazione e memoria
  • nausea
  • fino a forme più gravi con disturbi d’ansia e d’umore strutturati e compromissione del funzionamento globale della persona.

L’ansia prestazionale è il risultato non solo di caratteristiche personali o di fattori legati all’ambiente, ma deriva anche da una predisposizione biologica ad essere più suscettibili allo stress e ai vari sistemi del nostro organismo (nervoso, endocrino) – prosegue l’esperto -. Questo comporta una risposta abnorme che, in un circolo globale, si sviluppa ed auto-mantiene con la perdita della normale forma fisica e l’instaurarsi di meccanismi di ansia intensa fino al panico vero e proprio». 

Quali sono le situazioni in cui si manifesta più di frequente?

«Sul posto di lavoro, si stima che episodi di ansia intensa possano accadere fino a 5 volte al mese, ma la frequenza, per molti, può aumentare fino ad ogni giorno o 2-3 volte a settimana, senza distinzione in entrambi i sessi, sebbene cambino però le situazioni – dice il dott. Cuniberti -. Accade più di frequente, con livello di stress e ansia prestazionale fino a livelli oltre soglia e patologici, nelle persone con incarichi importanti, elevato carico di ore lavorate al giorno, e maggiore livello di istruzione (forse per maggiori richieste prestazionali). Tuttavia, l’ansia prestazionale non capita solo in occasioni importanti, ma anche in situazioni banali e scenari quotidiani, in cui il soggetto può essere valutato da se stesso e dagli altri. 

Per esempio, può manifestarsi in occasione di:

  • sport: per la pressione esercitata dai compagni di squadra, ma anche dai tifosi, e la paura per le conseguenze dovute alle prestazioni atletiche scadenti possono essere sia personali (imbarazzo, perdita di fiducia, ecc.) che professionali (perdita di contratti, reddito, ecc..).
  • lavoro: colloquio di lavoro (in cui i riflettori sono puntati su di noi e il risultato dipende esclusivamente dalla qualità della prestazione), colloquio con colleghi in situazioni conflittuali, interazione con i superiori, richieste di ferie/modifica stipendio. Frequente avviene anche in situazioni come team building o eventi sociali lavorativi (es.cena aziendale)
  • scuola: con il progredire del percorso (maggiori richieste, competizione, maggior carico di studio) gli studenti sono più a rischio di sviluppare stress, ansia fino a veri e propri disturbi
  • relazioni sentimentali (per esempio, il primo appuntamento, durante rapporto sessuale, specialmente per i maschi)
  • ambito teatrale/musicale: valutazione da parte del pubblico (e della critica), unita a conseguenze personali e professionali. Alcuni attori o cantanti si sono ritirati dalla scena per le difficoltà dovute alla critica o al pubblico

Come affrontare l’ansia da prestazione

Se le persone credono che le loro capacità non siano all’altezza di ciò che la situazione richiede, può insorgere la sensazione di sentirsi minacciati.  «Questo dipenderebbe non solo dalla percezione di una discrepanza tra ciò che il compito richiede e la capacità assunta dell’individuo, ma anche da ciò che l’esito della prestazione significa per la persona – sottolinea l’esperto -. Può accadere quindi che la persona entri in una spirale negativa in cui aumentano le ore di assenza, si riduce la produttività, si instaurano fenomeni di evitamento e tensione sociale, e insorgono fallimenti lavorativi e personali. Per affrontarla, è importante riconoscere che si sta vivendo una situazione di stress intenso, e chiedere aiuto a un esperto per essere aiutati ad affrontare, nei momenti acuti, le paure e a vincere questi stress con un percorso personalizzato sulla persona che soffre attraverso una psicoterapia cognitivo-comportamentale e/o ricevendo supporto farmacologico, se indicato e solo su prescrizione medica. Infine è bene ricordare che dieta sana, attività fisica specialmente aerobica, e praticare un hobby (attività ricreative) aiutano a ridurre il carico emotivo».

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