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Artrosi dell’anca: l’artroscopia può risolverla?

L’artrosi dell’anca è una malattia degenerativa dell’articolazione che non si manifesta solo con l’età e nella popolazione anziana. Numerosi studi hanno confermato che le cause di artrosi nella popolazione giovane e negli sportivi si riferiscono a patologie o lesioni che possono essere curate e risolte. «Diagnosticare la causa del dolore articolare che può comparire in giovane età è il primo passo per la prevenzione dell’artrosi che oggi sappiamo essere associata, nei giovani e giovanissimi, a lesioni della cartilagine, traumi, conflitto femoroacetabolare (anche chiamato “impingement femoroacetabolare”) o del labbro acetabolare – spiega il dottor Federico Della Rocca, ortopedico di Humanitas San Pio X -. Si tratta di disturbi che possono causare gli stessi sintomi dolore, rigidità del movimento e disabilità nei giovanissimi, tra i 20 e 40 anni, proprio come accade negli anziani over 70. Tuttavia, come nel caso delle lesioni del labbro acetabolare, ad esempio, l’assenza di sintomi può rendere difficile intercettare il disturbo prima che degeneri in artrosi avanzata». 

Artroscopia dell’anca: diagnosi e trattamento in un’unica soluzione

«L’artroscopia non è solo una tecnica chirurgica – prosegue l’esperto -. La tecnica artroscopica, infatti, si utilizza sia per la diagnostica in situ (artroscopia diagnostica), cioè per guardare dentro l’articolazione e confermare la diagnosi effettuata grazie agli esami radiografici, sia per l’intervento chirurgico (artroscopia operativa). Diagnosticare con precisione la causa dell’usura della cartilagine articolare e, se necessario, intervenire per risolverla in un trattamento unico, rappresenta un vantaggio per il paziente sia in termini di guarigione che di recupero post-operatorio. Infatti, fino a 15 anni fa, quando l’artroscopia dell’anca ancora non si effettuava con la precisione di oggi, il trattamento delle lesioni del labbro acetabolare o quelle condrali (della cartilagine) richiedevano tecniche invasive di resezione della lesione, alterando così l’anatomia e la meccanica dell’articolazione. L’artroscopia di anca, invece, permette al chirurgo di intervenire preservando o ripristinando l’anatomia e la biomeccanica dell’anca del paziente, favorendo anche la rivascolarizzazione dell’osso». 

Cosa accade dopo l’intervento?

«Grazie alla mininvasività della tecnica artroscopica – sottolinea il dottor Federico Della Rocca – e alle piccole incisioni praticate in due-tre punti per l’inserimento dell’artroscopio dotato di una potente microtelecamera e di strumenti di microchirurgia, il chirurgo è in grado di riparare o rimuovere il tessuto danneggiato, o gli osteofiti che provocano il danno, e risolvere il problema e dare definitivamente sollievo al dolore. Dopo l’intervento, è necessario un periodo di circa 30 GG per ritorno all’attività quotidiane  e il ritorno allo sport  da 4 a 6 mesi. L’attività sportiva può essere ripresa dopo la riabilitazione e sempre consultando il proprio chirurgo in modo da valutare la completa guarigione e recupero».

Specialista in Ortopedia e Traumatologia
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