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Artrosi, la sedentarietà tra le principali cause

Se a una corsetta al parco o a una lunga passeggiata, si preferisce di gran lunga il divano, attenzione alle articolazioni. «Quando un paziente arriva in ambulatorio per un dolore articolare, una delle prime domande che gli rivolgiamo riguarda lo stile di vita. Infatti, sebbene per noi medici non sia una novità che la sedentarietà sia tra le cause principali di artrosi, tuttavia è ancora largamente diffusa l’idea che in caso di dolore a un’articolazione, il riposo sia la soluzione. In realtà, specie se lo stile di vita è sedentario, le articolazioni ne risentono: infatti, l’inattività porta all’irrigidimento delle articolazioni che non si usano (anca, ginocchia, caviglie, in particolar modo) con conseguente dolore al movimento. Inoltre, la sedentarietà è anche la principale causa di obesità, altro importante fattore di rischio per lo sviluppo di artrosi, purtroppo, anche in giovane età».

Anca, l’articolazione più colpita dalla sedentarietà

Il dolore articolare da sedentarietà, ma anche da eccessiva attività fisica ad alta intensità, è dovuto alla degenerazione progressiva della cartilagine. «Se l’artrosi è nella fase iniziale – continua l’esperto -, ovvero l’usura e degenerazione della cartilagine che, nell’anca, ricopre la testa del femore non ha ancora provocato il contatto tra le componenti ossee dell’articolazione (osteoartrosi), gli interventi possono essere di tipo rigenerativo, con terapie biologiche innovative che prevedono l’uso di fattori di crescita e cellule mesenchimali autologhe, prelevate dallo stesso paziente a cui vengono poi infiltrate, e di tipo conservativo, con fisioterapia per il rinforzo muscolare e un piano di attività fisica. L’attività fisica, moderata e regolare, infatti, è considerata preventiva dell’artrosi dell’anca e, nel caso l’artrosi sia già iniziata, contribuisce a rallentare l’evolvere della patologia degenerativa. Non è necessario diventare atleti o sportivi, specie se non si ha la passione per lo sport; è sufficiente attenersi alle raccomandazioni internazionali per la prevenzione delle patologie croniche, ovvero 30 minuti al giorno di camminata a passo moderato-veloce che corrispondono a circa 3-4000 passi al giorno misurabili con una qualunque app sullo smartphone».

I consigli per prendersi cura delle proprie anche

L’artrosi non perdona. «Quando il dolore è così forte da limitare anche semplici movimenti come allacciarsi le scarpe o salire in auto, l’intervento di protesi è l’unica soluzione. Grazie all’evoluzione delle tecniche chirurgiche mininvasive e di protesi innovative, gli interventi si eseguono secondo protocolli chiamati “fast track” (percorso veloce). Sbagliato pensare che si tratti “solo” di una dimissione precoce: infatti, proprio la chirurgia mininvasiva, permettendo il risparmio di tessuti e muscoli, e riducendo le perdite di sangue durante l’intervento, dopo l’intervento il paziente si sente più forte e la riabilitazione può iniziare subito, riducendo così i tempi di ricovero e di rientro alla propria vita quotidiana».

Tuttavia, prendersi cura delle proprie articolazioni e rallentare la progressione dell’artrosi è possibile anche con alcune attenzioni allo stile di vita.

  • tieni sotto controllo il peso: sovrappeso e obesità sovraccaricano le articolazioni che vanno incontro a degenerazione progressiva e quindi artrosi.
  • scegli lo sport giusto: le articolazioni, se sollecitate eccessivamente da un’intensa attività sportiva, vanno incontro a usura specie se gli sport richiedono movimenti ripetitivi e prolungati nel tempo (corsa, rugby, calcio). Nuoto, bicicletta, golf, camminate anche in montagna, pilates e yoga, ma anche cyclette e il tapis roulant in inverno, sono sport amici delle articolazioni
  • mangia sano: una dieta sana ricca di vitamine, in particolare A, C, K, B12, omega3, e povera in proteine animali è l’ideale per mantenere sane le articolazioni oltre a ridurre il rischio di sovrappeso
  • riduci alcol, caffè e sale: riducono l’assorbimento del calcio e favoriscono la decalcificazione delle ossa lunghe (per esempio, il femore), con aumento del rischio di osteoporosi, artrosi e fratture.

 

 

 

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