Il ciclo mestruale dopo il parto, chiamato capoparto, rappresenta il primo segnale della ripresa dell’attività ovarica, ma non sempre coincide con un’immediata regolarità mestruale.
Ne parliamo con la dottoressa Diana Pettinato, ginecologa di Humanitas San Pio X.
Cos’è il capoparto e come riconoscerlo
Il capoparto indica la prima mestruazione che compare dopo il parto, da non confondere con le perdite ematiche tipiche delle prime settimane, chiamate lochiazioni, che derivano dal processo di involuzione uterina, cioè dal ritorno dell’utero alle dimensioni pregravidiche. Infatti, le lochiazioni comprendono residui di sangue, tessuto deciduale e muco cervicale, iniziano come perdite rosso vivo (lochia rubra), diventano progressivamente più chiare e scarse (lochia serosa, poi alba) e si risolvono generalmente entro 4–6 settimane dal parto. Il capoparto, invece, è la prima vera mestruazione legata al ripristino dell’attività ovarica ciclica. A livello endocrino, questo significa che l’ipotalamo e l’ipofisi riprendono a stimolare la maturazione follicolare, con conseguente ovulazione e comparsa del flusso mestruale, anche se il ritorno alla piena regolarità del ciclo può richiedere alcuni mesi.
Dal punto di vista clinico, il capoparto si presenta con un flusso di sangue rosso vivo, con durata e caratteristiche simili a una mestruazione tipica. Può essere accompagnato da sintomi già noti, come tensione mammaria, dolori addominali crampiformi o lievi cambiamenti dell’umore, in parte legati alle oscillazioni ormonali. A differenza delle lochiazioni, che si riducono progressivamente fino a scomparire, il capoparto si presenta come un ciclo ben delimitato, con un inizio e una fine.
Capoparto: dopo quanto tornano le mestruazioni
Il momento in cui compare il capoparto varia notevolmente da donna a donna ed è influenzato soprattutto dall’allattamento. Nelle madri che non allattano al seno, la prima mestruazione può comparire già entro 6–8 settimane dal parto. Nelle donne che invece allattano in modo esclusivo, la produzione di prolattina, l’ormone che stimola la produzione di latte, inibisce l’ovulazione e ritarda il ritorno del ciclo. In questo caso, il capoparto può arrivare dopo diversi mesi, talvolta solo al termine dello svezzamento.
La durata del capoparto e gli eventuali disturbi associati possono variare da donna a donna: in alcune il flusso può essere più abbondante del solito, accompagnato da sintomi più intensi, in altre invece il flusso è più leggero. È importante distinguere il capoparto da sanguinamenti anomali: se le perdite sono eccessive, con coaguli di grandi dimensioni o associate a dolore intenso e febbre, è consigliabile consultare il ginecologo per escludere complicazioni come infezioni o residui placentari.
Il ritorno delle mestruazioni, allattamento e fertilità
Dopo il capoparto, le mestruazioni tendono a ritrovare gradualmente la loro regolarità, anche se i primi cicli possono essere irregolari. L’allattamento al seno non impedisce la ripresa del ciclo: è possibile che la mamma continui ad allattare anche dopo l’arrivo del capoparto senza problemi per la produzione di latte o per la salute del bambino.
Un aspetto importante riguarda la fertilità: infatti, l’assenza di mestruazioni durante l’allattamento non equivale a una garanzia contraccettiva. Sebbene l’amenorrea da allattamento, cioè l’assenza di mestruazioni dovuta all’aumento della prolattina, possa ridurre il rischio di gravidanza nei primi sei mesi, l’ovulazione può avvenire anche prima del ritorno del ciclo, rendendo possibile un concepimento inatteso. Per questo motivo, se non si desidera una gravidanza immediata, è importante discutere con il proprio ginecologo i metodi contraccettivi più adatti in questa fase.
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