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EEG con privazione del sonno: a cosa serve e come ci si prepara?

Durante il sonno il cervello umano svolge diverse attività, ma soprattutto è possibile rilevare eventuali anomalie nella sua attività elettrica che possono essere la causa di alcuni disturbi. Uno degli esami che permette di rilevare queste anomalie è l’elettroencefalogramma (EEG) con privazione del sonno.

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Anna Losurdo, neurologa di Humanitas San Pio X:

Cos’è l’Elettroencefalogramma in privazione di sonno?

L’EEG in privazione di sonno è un esame non invasivo che permette di monitorare e registrare l’attività elettrica cerebrale dopo essere stati privati di sonno la notte precedente l’esame, e di vedere alcune anomalie elettroencefalografiche. L’esame si svolge come un normale EEG (elettroencefalogramma), ovvero applicando sul capo della persona gli elettrodi di superficie per la registrazione dell’attività elettrica cerebrale. 

L’esame inizia quando la persona viene fatta sdraiare sul lettino e riceve le indicazioni per rilassarsi e addormentarsi: gli elettrodi iniziano ad acquisire le modificazioni delle onde elettriche del cervello durante le diverse fasi di vigilanza, veglia, addormentamento, e sonno più o meno profondo, e la registrazione procede per circa 30 minuti durante il sonno, e per circa 10 minuti dopo il risveglio, in modo da studiare anche eventuali differenze nell’attività elettrica cerebrale rispetto alla veglia pre-sonno.

A cosa serve non dormire la notte prima dell’esame?

L’attività elettrica del cervello registrata dopo la riduzione o la completa abolizione del sonno fisiologico la notte prima dell’esame, permette di aumentare la probabilità che la persona si addormenti durante l’esecuzione dell’elettroencefalogramma (EEG). Il fatto di addormentarsi naturalmente durante l’esame favorisce la registrazione degli impulsi elettrici cerebrali durante le varie fasi della veglia e del sonno.

Durante queste fasi è possibile registrare le modificazioni elettroencefalografiche che, soprattutto nel sonno, permettono di evidenziare alcune anomalie associate principalmente all’epilessia. In condizioni fisiologiche, il cervello in veglia ha un’attività elettrica che viene registrata con onde elettriche a un ritmo di 8-13 cicli al secondo (ritmo Alpha). Questo ritmo, in presenza di alcune patologie neurologiche, può essere alterato.

Come ci si prepara all’EEG in privazione di sonno?

L’esecuzione dell’esame prevede che la persona eviti di dormire per alcune ore nel giorno e notte precedenti l’esame. Alla prenotazione dell’esame, il paziente riceve le indicazioni che dovranno essere seguite per la corretta esecuzione dell’EEG in privazione di sonno. Infatti, la persona che si deve sottoporre all’esame deve evitare di dormire durante il pomeriggio del giorno prima e il sonno notturno non deve superare le 3 ore, risvegliandosi non oltre le 3 del mattino. Inoltre, dovrà evitare di assumere caffè, tè, superalcolici o altre sostanze attivanti allo scopo di rimanere sveglio, ma può mangiare e assumere la propria terapia abituale, se non è diversamente raccomandato dal proprio medico. 

Per l’applicazione degli elettrodi è bene ricordare di lavare i capelli ma di non applicare schiume, lacca, gel o altri prodotti per capelli, e di vestirsi con abbigliamento comodo, così da favorire l’addormentamento. Infine, proprio per la privazione del sonno del giorno prima, necessaria alla corretta esecuzione dell’esame, è raccomandabile farsi accompagnare perché, prima e dopo l’esame aumenta la propensione ad addormentarsi e ci si potrebbe trovare in condizioni di pericolo per sé stessi e per gli altri. 

Neurofisiopatologia

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