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Embolizzazione dei fibromi uterini: cos’è e come si fa?

I fibromi, o miomi, sono tumori uterini benigni, piuttosto comuni dopo i 35 anni, che possono essere la causa di un ciclo mestruale doloroso (dismenorrea) o particolarmente abbondante (menorragia). Con questi sintomi, e su indicazione del ginecologo, è possibile valutare il trattamento di embolizzazione dei fibromi uterini.

Trattarli senza ricorrere alla chirurgia è possibile grazie alle tecniche di radiologia interventistica.

Ne parliamo con il dottor Dario Poretti, responsabile di Radiologia Interventistica di Humanitas San Pio X.

Cosa significa embolizzazione?

L’embolizzazione è una procedura di radiologia interventistica che ha l’obiettivo di occludere (embolizzare) uno o più vasi in modo selettivo. Nel caso dei fibromi uterini, l’embolizzazione è una procedura mininvasiva che può rappresentare un’alternativa alla chirurgia tradizionale, nei casi selezionati in cui è indicata. Infatti, in genere, il primo trattamento è di tipo farmacologico e, solo quando i farmaci non sono più efficaci, può essere indicato il trattamento chirurgico o di embolizzazione.

Fibromi uterini: come si esegue l’embolizzazione?

La procedura dell’embolizzazione viene eseguita dal radiologo interventista dopo avere condiviso con il ginecologo l’appropriatezza del trattamento. 

Dopo una piccola anestesia locale a livello dell’arteria femorale inguinale, il radiologo interventista effettua l’inserimento di un cateterino femorale che permette di arrivare ai vasi che portano sangue ai fibromi. Iniettando speciali sostanze embolizzanti, ai fibromi vengono quindi tolti i nutrimenti che derivano dall’apporto di sangue. Obiettivo non è la rimozione dei fibromi, ma la riduzione delle loro dimensioni, al fine di ridurre i sintomi e quindi migliorare la qualità di vita della donna.
Nella maggior parte dei casi la manovra viene effettuata utilizzando una anestesia spinale e una sedazione, senza necessità di addormentare la paziente.

Durante e dopo la procedura di embolizzazione, alla donna vengono inoltre somministrati farmaci per via endovenosa per prevenire l’insorgenza di dolore. 

È necessario il ricovero ospedaliero?

Dopo la procedura, che avviene nella sala della radiologia interventistica, la donna viene ricoverata in ospedale per una o due notti, in osservazione, successivamente viene dimessa. Nei primi giorni successivi alla procedura possono essere normali alcune perdite ematiche di lieve entità anche al di fuori del ciclo mestruale, ma questo non preclude il rientro alla vita di tutti i giorni, con l’accortezza di non sottoporsi a sforzi. In genere, in un mese dalla procedura, i sintomi si riducono. 

Sarà tuttavia necessario pianificare una risonanza magnetica a distanza di tre mesi per valutare l’avvenuta riduzione del fibroma.

Specialista in Radiodiagnostica

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