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Ipertensione arteriosa: come si presenta e cosa fare?

L’ipertensione arteriosa non è una malattia, ma è una condizione che aumenta la probabilità che si verifichino altre malattie. Se diagnosticata precocemente e trattata tempestivamente in modo adeguato, l’ipertensione può essere gestita, controllata e si possono prevenire gravi complicazioni. 

Approfondiamo l’argomento con il professor Giulio Stefanini, cardiologo di Humanitas San Pio X.

Cosa si intende per ipertensione?

Si definisce ipertensione quando la pressione arteriosa sistolica (la “massima”) e diastolica (la “minima”) è più intensa di quella normale, ovvero non superiore a 130 (sistolica) /85 (diastolica) mmHg (millimetri di mercurio). Secondo le linee guida europee sulla gestione dell’ipertensione arteriosa esistono diversi livelli di ipertensione definiti sulla base dei valori misurati; in linea generale uno stato di ipertensione viene definito da una pressione sistolica sopra a 140 e/o una pressione diastolica superiore a 90 mmHg. Si definisce invece crisi ipertensiva, che è un’emergenza medica, una pressione sistolica superiore a 180 e/o diastolica superiore a 110 mmHg.

La pressione arteriosa talvolta può aumentare temporaneamente in situazioni quali, ad esempio, in risposta all’ansia: in questo caso non si parla di malattia ipertensiva e, in genere, si risolve spontaneamente. Tuttavia, esiste una forma cronica di ipertensione arteriosa che può causare gravi complicazioni come infarto, ictus e malattie renali. L’ipertensione arteriosa raramente si presenta con sintomi evidenti, ma è facilmente diagnosticabile dopo aver effettuato la misurazione della pressione dal medico, in farmacia o a casa con i dispositivi di automisurazione della pressione.

Chi è più a rischio di ipertensione?

In merito all’ipertensione va detto che esistono fattori modificabili e fattori non modificabili. Ad esempio, sono fattori di rischio non modificabili il fatto di essere uomo di età superiore ai 45 anni e donna di età superiore ai 65 anni, mentre molti altri fattori possono essere modificati con la dieta e lo stile di vita, tra cui sovrappeso, stile di vita sedentario, fumo di sigaretta, dieta ad alto contenuto di sodio o a basso contenuto di potassio, eccessivo consumo di alcolici, stress cronico. 

Inoltre, l’ipertensione può essere primaria, nella grande maggioranza dei casi, quando la pressione sanguigna aumenta, ma non sono presenti sintomi nè cause mediche evidenti; più raramente secondaria, quando è causata da una condizione medica identificabile, come ad esempio disturbi della tiroide, malattie renali, apnea ostruttiva del sonno, alcuni tumori. 

Quali sono i campanelli d’allarme per l’ipertensione?

L’ipertensione si è guadagnata il nome di “killer silenzioso” perché non provoca sintomi evidenti. Tuttavia, si riconoscono una serie di campanelli d’allarme che possono essere associati all’ipertensione – ma anche ad altre patologie -, come ad esempio mal di testa, rottura di piccoli vasi a livello degli occhi, vertigini, dolore al petto, deficit neurologici. In caso di sintomi, è fondamentale rivolgersi al proprio medico o, nei casi più gravi, richiedere assistenza medica.

L’ipertensione arteriosa si verifica quando la forza che il sangue esercita sulle pareti delle arterie è più forte del normale. Quando la pressione arteriosa è cronicamente alta, l’elevata pressione esercitata sulle pareti delle arterie è continua: questo causa indebolimento, lacerazione o rottura dei vasi sanguigni, ma anche accumulo di colesterolo e quindi, formazione di placche che ostruiscono i vasi sanguigni, rigidità e perdita di elasticità delle arterie, costringendo il cuore a lavorare oltre la normale capacità per far arrivare il sangue in ogni distretto, organo e tessuto.

Con il tempo, però, il muscolo cardiaco può indebolirsi, i danni alle arterie si accumulano, e  questo può portare a numerose complicazioni gravi, come infarto, ictus, perdita della vista, danni renali.

Cosa fare se la pressione è alta?

I controlli periodici dal medico sono fondamentali sia per prevenire sia per individuare la pressione alta, specie nelle persone con più di 40 anni di età o che presentano fattori di rischio per l’ipertensione. La diagnosi precoce è molto importante per prevenire i danni a lungo termine: troppo spesso, ancora oggi, l’ipertensione arteriosa viene diagnosticata quando i danni al cuore e agli altri organi sono già presenti. Mentre una diagnosi tempestiva, già nella quarta o quinta decade di vita, può permettere un intervento terapeutico precoce prevenendo le complicanze a lungo termine dell’ipertensione arteriosa, come l’infarto e l’ictus. 

Se a seguito di una misurazione, la pressione arteriosa risulta elevata, è necessario rivolgersi al medico cardiologo per una valutazione clinica e una diagnosi definitiva con esami del sangue e strumentali, se necessari. Se la pressione arteriosa risulta elevata, possono essere necessari ulteriori esami diagnostici per valutare la presenza o il rischio di malattie cardiovascolari, disturbi della tiroide, danni alla retina. 

Il trattamento iniziale dell’ipertensione prevede sempre cambiamenti nello stile di vita, nella dieta e nell’attività fisica per eliminare o ridurre i fattori di rischio modificabili. Se non è sufficiente a gestire l’ipertensione, il medico può prescrivere farmaci, quali inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ACE-inibitori o ARB), Calcio-antagonisti, Beta-bloccanti, diuretici.

Specialista in Cardiologia

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