Nelle lesioni del tratto digerente – dallo stomaco all’intestino -, le moderne tecniche endoscopiche mini invasive permettono trattamenti sicuri ed efficaci senza dover ricorrere alla chirurgia tradizionale.
Approfondiamo l’argomento con i professionisti di Humanitas San Pio X, la professoressa Roberta Maselli, Responsabile di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, e il dottor Luciano Guerra, specialista in gastroenterologia ed endoscopia digestiva.
Cos’è l’endoscopia e a cosa serve?
L’endoscopia è una procedura diagnostica e curativa che permette di osservare dall’interno il tubo digerente utilizzando un sottile strumento flessibile, l’endoscopio, dotato di una telecamera e, se necessario, eseguire trattamenti curativi, di strumenti miniaturizzati. A seconda della zona da studiare, l’endoscopio può essere introdotto dalla bocca (gastroscopia) o dal retto (colonscopia).
Endoscopia diagnostica e curativa vengono eseguite in genere durante la stessa seduta. Se durante l’esame endoscopico, il medico individua piccole escrescenze, ad esempio polipi o lesioni non polipoidi (lesioni piane), cioè aree in cui la mucosa risulta alterata, può rimuoverle, eseguire biopsie su lesioni sospette e inviare il tessuto prelevato al laboratorio per l’esame istologico. Infatti, dal momento che alcune lesioni e alterazioni possono evolvere nel tempo verso forme tumorali, quando vengono identificate, è importante rimuoverle. In alcuni casi, per ottenere una valutazione precisa dei margini di resezione e assicurarsi che la lesione sia stata completamente eradicata, si utilizzano tecniche endoscopiche avanzate.
Quali sono i trattamenti endoscopici curativi?
Una resezione endoscopica può essere considerata curativa solo quando il tumore è superficiale, non mostra segni di aggressività al microscopio e tutti i margini del tessuto rimosso, laterali e profondi, risultano liberi da cellule tumorali. In rari casi, se il tessuto prelevato mostra segni di trasformazione tumorale avanzata, può essere indicato un intervento chirurgico per asportare il tratto di intestino o stomaco interessato.
Le tecniche endoscopiche più utilizzate sono:
- Polipectomia: è l’intervento di rimozione dei polipi intestinali durante la colonscopia. In genere, i polipi possono essere peduncolati, cioè collegati alla parete intestinale da una specie di picciolo, oppure possono avere una base più ampia, come se fossero appoggiati direttamente sulla mucosa. I polipi intestinali vengono rimossi in un unico passaggio (“en bloc”), in modo tale da inviare al patologo un solo “pezzo” e permettere la radicalità del trattamento. Se, durante l’endoscopia, il medico sospetta che una lesione possa avere caratteristiche di malignità o in caso di dimensioni importanti, può scegliere di utilizzare tecniche di endoscopia resettiva più avanzate – mucosectomia endoscopica (EMR) o dissezione endoscopica sottomucosa (ESD) – per rimuoverla interamente in un solo pezzo, così da consentire un’analisi istologica più accurata.
- Mucosectomia endoscopica (EMR): è una procedura di endoscopia avanzata che permette di asportare uno strato superficiale del rivestimento interno (mucosa) del tratto digerente per il trattamento curativo di tumori superficiali gastrointestinali (lesioni precoci), fornendo anche un campione di tessuto integro per l’esame istologico.
- Dissezione endoscopica sottomucosa (ESD): è una tecnica di endoscopia più complessa, che permette di rimuovere lesioni più estese o sospette in un unico frammento (“en bloc”), utilizzando strumenti specifici, come aghi elettrificati, che incidono la mucosa e la sottomucosa in modo mirato, e consentendo una resezione radicale. In molti casi, l’ESD permette di ottenere una resezione curativa, evitando la chirurgia.
Dopo l’asportazione, il polipo o la lesione vengono sempre analizzati in laboratorio. L’esame istologico consente di capire la natura della formazione (benigna o maligna) e di stabilire se sono necessari controlli successivi o ulteriori interventi.
Le tecniche curative endoscopiche sono sicure?
Le procedure endoscopiche sono generalmente sicure per il paziente. In rari casi, la procedura può provocare piccole emorragie o, ancor più raramente, una perforazione della parete intestinale. Nella grande maggioranza dei casi, questi eventi vengono gestiti durante la stessa seduta endoscopica, senza necessità di chirurgia.
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