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Malessere: stai male, ma non sai perchè? Parlarne è il primo passo per tornare a sorridere

In questo periodo, è più facile sentirsi sopraffatti dalla nostra quotidianità, l’incertezza per il futuro, può capitare di sentirsi male, senza sapere veramente cosa sia questo malessere e cosa ci faccia star male. Ma quando il malessere diventa insopportabile, eccessivo, è bene chiedere un aiuto, prima di tutto al proprio medico di fiducia. «Sono molti i motivi che in questo particolare periodo storico possono indurci ad avere una sensazione di malessere – spiega il dottor Francesco Cuniberti, specialista del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X -. È normale essere spaventati, stanchi e insofferenti, specie in un momento di incertezza e paura come quello che stiamo vivendo ora, a causa della “seconda ondata” da Coronavirus. Scegliere di parlarne è importante, è il primo passo per recuperare la propria serenità, ma soprattutto è fondamentale parlarne con chi ci può aiutare a intraprendere la strada giusta a partire da una diagnosi precisa». 

Prima la diagnosi con lo specialista per una terapia personalizzata

«Rivolgersi ad un esperto, può aiutare a intraprendere il percorso più adeguato costruito “ad hoc” cioè personalizzato sul nostro problema – prosegue l’esperto -.  Più difficile però è scegliere il professionista giusto senza avere le corrette indicazioni o una diagnosi: infatti, non tutte le psicoterapie sono uguali, e scegliendo l’approccio terapeutico poco adatto al nostro problema, si rischia di investire tempo in modo non proficuo, e in alcuni casi anche di ritardare o ostacolare il proprio percorso di recupero della serenità. É ormai noto che, come osservato da molti studi scientifici e indicato dalle principali linee guida di trattamento, per determinati sintomi o disturbi esistono psicoterapie più efficaci di altre. Ad esempio, nei disturbi d’ansia o nel disturbo Ossessivo Compulsivo la psicoterapia cognitivo-comportamentale è la più indicata».

I consigli dello specialista

Non vergognarti, né sentirti in difetto. «Le ferite della psiche non si vedono – sottolinea il dottor Cuniberti – e ci si può sentire non legittimati a rivolgersi al medico senza avere un problema che si vede, come nel caso di una ferita, ad esempio.   Talvolta, anche se una persona sorride, non significa che dentro non soffra di ansia o non sia depressa. Star male nella psiche non è una vergogna, non c’è da sentirsi sbagliati perché magari, solo apparentemente, le altre persone sembrano più capaci di gestire la loro emotività. Avere bisogno di un aiuto in questo momento, ma anche in generale, non è uno stigma, e non c’è da vergognarsi. Frequentemente, nelle visite, spendo la maggior parte del tempo a far capire alla persona e, soprattutto ai familiari, che non è una vergogna chiedere aiuto e dire “non sto bene!”».

Non sottovalutare questo momento storico. «La pandemia COVID-19 ha avuto e sta avendo un grande impatto sul benessere fisico ed emotivo delle persone. Alcuni hanno manifestato ansia, depressione e malessere durante la prima ondata, altri hanno iniziato a sentire un maggior disagio e insofferenza con la seconda ondata, o in questi giorni, in particolare – dice l’esperto -. Con sia i problemi quotidiani, sia i timori per l’infezione, per la salute dei propri cari, per il dover di nuovo chiuderci in casa, stress e malessere salgono, e l’eventuale comparsa di disturbi d’ansia e panico sono molto più che legittimati». 

Parlane, se te la senti, con chi hai accanto. «Questo è il primo passo per tornare a sorridere. Parla delle tue emozioni e percezioni con chi ti sta accanto, familiari, amici, partner, perché aiuta a prendere coscienza di questi sentimenti, a sentirsi meno soli e soprattutto a non sentirsi sbagliati. Infatti, è molto probabile che, in questa situazione, anche loro si sentano esattamente come te» conclude Cuniberti.

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