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Quando sospettare una patologia delle ghiandole salivari?

Le patologie delle ghiandole salivari si manifestano con sintomi caratteristici. Abbiamo chiesto al dottor Giovanni Colombo, responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Humanitas San Pio X quando sospettare una patologia delle ghiandole salivari.

«Le ghiandole salivari possono essere soggette a diversi tipi di patologie – spiega l’esperto – ostruttive, infiammatorie-infettive e neoplastiche. Le patologie ostruttive sono rappresentate dalle calcolosi salivari, che interessano principalmente le ghiandole maggiori, con formazioni di calcoli all’interno delle ghiandole e dei loro dotti con ostacolo al deflusso della saliva. Tra le forme infiammatorie-infettive troviamo le scialoadeniti acute e croniche. La più comune forma infettiva acuta è rappresentata dalla parotite epidemica, patologia su base virale che colpisce prevalentemente i bambini ed è più comunemente nota con il nome di “orecchioni”. Le forme acute batteriche possono complicare le forme ostruttive o presentarsi in forma primitiva in pazienti immunodepressi. Le infiammazioni croniche hanno molteplici cause: autoimmunitarie (S. di Sjogren), infettive (batteriche croniche), ostruttive (microcalcolosi) o idiopatiche (cause non note). Infine, le ghiandole salivari, sia maggiori che minori possono essere sede di tumori benigni o maligni».

Quali sono i sintomi più comuni?

«Il segno più comune è il rigonfiamento della ghiandola interessata che può essere improvviso e associato a dolore nelle patologie acute o lento e indolente nelle patologie croniche e neoplastiche – prosegue il dottor Colombo -. Le forme associate a calcoli si presentano con la cosiddetta “colica salivare” caratterizzata da un improvviso gonfiore e dolore della ghiandola prevalentemente in occasione dei pasti. Gli altri campanelli d’allarme di una patologia salivare sono la secchezza del cavo orale con conseguente difficoltà nell’alimentazione e nella deglutizione. Questi segni e sintomi guidano il paziente dallo specialista otorinolaringoiatra che, sulla base di una attenta anamnesi (raccolta delle informazioni) e di un accurato esame obiettivo (“la visita”), formula una ipotesi diagnostica.

L’esame radiologico di primo livello per l’inquadramento diagnostico di una patologia delle ghiandole salivari è l’ecografia che permette in maniera non invasiva di studiare sede, dimensione e composizione di eventuali calcoli o tumori e che può servire da guida per effettuare un agoaspirato per un esame citologico. Esami di secondo livello sono la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) di solito con il mezzo di contrasto. L’approccio terapeutico alle patologie delle ghiandole salivari – conclude il dottor Colombo – segue il processo diagnostico differenziale; per le patologie infettive-infiammatorie sono solitamente sufficienti terapie farmacologiche, mentre per le patologie ostruttive si rende spesso necessario un trattamento chirurgico mininvasivo che diventa mandatorio nelle patologie neoplastiche».

Dove sono e a cosa servono le ghiandole salivari?

Le ghiandole salivari sono strutture diffuse in diverse aree del distretto testa-collo. Le ghiandole maggiori, pari e simmetriche, sono le parotidi, che si trovano davanti e al di sotto dei padiglioni auricolari, le sottomascellari, ubicate al di sotto della mandibola e le sottolinguali; le ghiandole minori sono centinaia, diffuse all’interno della mucosa del cavo orale. Queste strutture sono deputate alla produzione di saliva (circa 1-2 lt al giorno), un liquido con proprietà antibatteriche, necessario per umidificare la bocca e preparare il cibo per essere deglutito e digerito.

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