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Sci: cosa si può fare per tornare a sciare dopo un trauma al ginocchio?

Come ha fatto Sofia Goggia, la sciatrice che dopo l’infortunio al mondiale di sci a Cortina ha conquistato la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino a poche settimane dalla lesione parziale del legamento crociato anteriore? E’ la domanda che in tanti si sono fatti, in particolare gli sciatori che si sono ritrovati con una lesione simile dopo una caduta sulle piste da sci.

Cosa si può fare per tornare a sciare dopo un trauma al ginocchio? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Elena Centurelli, fisioterapista di Humanitas San Pio X.

«Durante il superG di Cortina, a seguito di una caduta, Sofia Goggia riporta una microfrattura della testa del perone e lesione parziale del legamento crociato anteriore – dice l’esperta -. Tornare rapidamente sugli sci per le Olimpiadi, per Sofia Goggia era fondamentale. In poche settimane, concentrando un programma di recupero che di solito richiede mesi, un’equipe multidisciplinare ha permesso alla sciatrice italiana di tornare a gareggiare».

Quale è stato il programma di recupero? 

«L’ortopedico ha trattato il ginocchio di Sofia con infiltrazioni di PRP (Platelet Riched Plasma – plasma ricco di piastrine), un emoderivato che si ottiene tramite prelievo e successiva centrifugazione del sangue del paziente – prosegue la dottoressa Centurelli -. Il risultato è un sostanza costituita da plasma con una concentrazione piú alta di piastrine rispetto al sangue normale e ricca di fattori di crescita in grado di facilitare la rigenerazione tissutale e con buoni effetti antinfiammatori. Si tratta di una metodica semplice e mininvasiva, che richiede pochi minuti; viene utilizzata molto sulle articolazioni di ginocchio, anca e spalla per problemi di artrosi mentre la sua applicazione sui legamenti crociati del ginocchio è un campo nuovo in via di studio e osservazione. Insieme all’intervento ortopedico la Goggia si è affidata a sedute di laserterapia, criosauna e crioterapia localizzata abbinati a un percorso di riatletizzazione in palestra sotto la guida di un preparatore atletico, fisioterapisti e massaggiatori.

Si è cercato nel breve tempo di impostare un programma di recupero, partendo da esercizi lenti e controllati, per arrivare a movimenti dinamici e situazioni di instabilità in cui è richiesta massima reattività e forza per simulare il più possibile quello che accade sugli sci e riabituare il ginocchio a vibrazioni, accelerazioni e cambi di direzione. Sofia Goggia è stata seguita anche da una nutrizionista esperta nel miglioramento delle performance psicofisiche che tramite una corretta alimentazione cerca di tenere ben bilanciato metabolismo, ormoni e ritmi circadiani».

Lo stesso recupero è possibile anche per sciatori non olimpici?

«Per atleti e sciatori non professionisti la situazione è molto diversa – sottolinea la fisioterapista -. Uno sciatore non agonista ha una forma fisica e un allenamento inferiore rispetto a uno sciatore professionista, e dopo un infortunio il percorso riabilitativo è di sicuro più lento. Inoltre i programmi di recupero sono meno concentrati: è difficile avere le possibilità di seguire ritmi e protocolli di atleti professionisti che sono seguiti da team di specialisti e dedicano l’intera giornata al percorso riabilitativo.

È importante ricordare che se non si rispettano i tempi di recupero e non si ritorna allo sport quando il fisico è realmente pronto, il rischio di un secondo infortunio è molto alto. Pertanto, per chi ama lo sci ma sciare non è la sua professione, è sempre meglio aspettare per essere sicuri di aver raggiunto un recupero completo piuttosto che azzardare un ritorno precoce allo sport che potrebbe avere conseguenze dannose.

L’incredibile recupero di Sofia è legato anche alla forte motivazione dell’atleta alla partecipazione alle Olimpiadi. Più volte Sofia ha dichiarato che le olimpiadi sono il sogno di ogni bambino, un desiderio che diventa realtà. L’esperienza e la forte motivazione hanno portato Sofia a gareggiare con prestazioni ottime nonostante la sua forma fisica non fosse perfetta: il recupero infatti non è finito – conclude l’esperta -, e conquistata la sua meritata medaglia ora ritornerà ad allenarsi per riprendersi completamente ed essere sicura di poter continuare a gareggiare in tranquillità e sicurezza».

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