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Tumore prostata: quali sono i vantaggi dell’intervento di prostatectomia con il robot?

L’intervento di prostatectomia radicale è una chirurgia che prevede l’asportazione di prostata e vescicole seminali in caso di tumore della prostata. Fino a qualche anno, era pratica comune eseguire l’intervento “a cielo aperto”, ovvero con un’incisione tra ombelico e pube, o mininvasiva per via laparoscopica. Con l’utilizzo del robot Da Vinci, la chirurgia urologica è diventata estremamente precisa, mininvasiva e rispettosa dei tessuti sani.

Quali sono i vantaggi dell’intervento di prostatectomia con il robot Da Vinci? 

L’abbiamo chiesto al dottor Scapaticci, urologo di Humanitas San Pio X.

«Nel tumore della prostata, la prostatectomia radicale mininvasiva è l’intervento di urologia più eseguito con il robot Da Vinci da oltre vent’anni – spiega l’esperto -, tanto da diventare ormai un’alternativa alla classica chirurgia prostatica a cielo aperto».

Cosa fa il chirurgo durante l’intervento di prostatectomia con il robot?

«Durante l’intervento di prostatectomia radicale il paziente è posizionato supino per permettere al sistema robotizzato Da Vinci di operare con i suoi bracci – prosegue il dottor Scapaticci -, ai quali l’infermiere strumentista, posizionato a fianco del tavolo operatorio insieme all’aiuto chirurgo, inserisce sofisticati strumenti chirurgici specifici per la prostatectomia radicale manovrati a distanza dal chirurgo (operatore principale) che è seduto a una console posta all’interno della sala operatoria. Bracci e strumenti robotici, introdotti attraverso 5-6 piccole incisioni sull’addome, riproducono ogni movimento delle mani del chirurgo in modo istantaneo, eliminando il tremore fisiologico delle mani umane, e permettendo al chirurgo una amplificazione della visuale del campo operatorio grazie a una telecamera HD posizionata su un’ottica». 

Come si esegue l’intervento di prostatectomia radicale con il robot Da Vinci?

«L’intervento di prostatectomia radicale robotica prevede una anestesia generale, poi un’incisione periombelicale, attraverso la quale, come per l’intervento in laparoscopia, viene insufflata anidride carbonica all’interno della cavità addominale per dilatare la zona in cui operare. Questo è il momento in cui vengono posizionati delle speciali cannule che permetteranno al chirurgo di guidare i bracci del robot nell’inserimento in addome degli strumenti robotici. Prima, però, è necessario cambiare la posizione del paziente, che resta disteso supino sul letto operatorio, ma con la testa rivolta verso il basso (posizione di Trendelemburg). L’equipe e il robot Da Vinci, quindi, possono iniziare l’intervento di rimozione della prostata e delle vescicole seminali, che può durare da 3 a 4 ore. A seconda del tipo di intervento pianificato, è possibile eseguire anche l’asportazione dei linfonodi pelvici bilateralmente, per l’esame istologico. Una volta terminato l’intervento di prostatectomia radicale – conclude l’urologo – viene ripristinata la continuità delle vie urinarie tra vescica e uretra. Per qualche giorno dopo l’intervento, il paziente avrà catetere vescicale e un drenaggio che verranno rimossi dopo pochi giorni».

Quali sono i vantaggi dell’intervento di prostatectomia con il robot rispetto alla chirurgia laparoscopica tradizionale?

«La prostatectomia radicale eseguita con il robot Da Vinci ha il vantaggio di essere una chirurgia mininvasiva vera, con ridotto sanguinamento durante l’intervento, cicatrici ridotte ai 5-6 buchini per l’inserimento degli strumenti robotici, un gran rispetto dei tessuti intorno alla prostata, tra cui lo sfintere dell’uretra, i fasci nervosi e vascolari che permette di avere un ridotto dolore postoperatorio, un più rapido tempo di recupero e quindi anche un ridotto tempo di degenza, e soprattutto rapidità di ripresa della continenza urinaria e della potenza sessuale.

Infine, la visione del campo chirurgico 3D e aumentata fino a 10 volte rispetto a quanto può vedere l’occhio umano, è senza dubbio un vantaggio rispetto alla chirurgia laparoscopica tradizionale – conclude l’esperto -, perché permette al chirurgo di eseguire manovre più delicate, complesse ed estremamente precise, anche in aree anatomicamente complesse, mentre gli strumenti, realizzati per riprodurre i movimenti del polso umano, permettono movimenti che non è possibile eseguire in laparoscopia tradizionale».

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