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Visita tricologica: per prevenire la caduta dei capelli e individuare la causa

I capelli sono una componente importante per l’autostima e per la creazione dell’immagine di sé. Per questo, quando si nota qualche anomalia nel volume o nell’aspetto dei capelli, ci si preoccupa e si cerca consiglio dal parrucchiere, per sapere quale shampoo potrà aiutarci, o dal farmacista, per ricevere consigli sui migliori integratori da assumere.

«Tuttavia è il dermatologo la persona veramente adatta a cui rivolgersi per valutare lo stato di salute dei capelli – spiega la dottoressa Cristina Zambelli Franz, dermatologa di Humanitas San Pio X. Solo questo specialista, infatti, è in grado di stabilire se dietro alla caduta o allo stato anomalo del cuoio capelluto si nasconde una patologia, e in questo caso aiuta a intervenire tempestivamente con la terapia adatta prima che la problematica diventi importante, oppure rassicura la persona se si tratta di un disturbo temporaneo e insegna come gestirlo, anche modificando leggermente il proprio stile di vita se necessario». 

Quando ho bisogno di una visita dermatologica al cuoio capelluto?

Recarsi dal dermatologo è fondamentale quando: 

  • si inizia a notare una perdita maggiore dei capelli
  • si ha prurito intenso al cuoio capelluto
  • si osserva desquamazione del cuoio capelluto
  • i capelli sembrano più sottili e opachi
  • ci sono casi di calvizie (alopecia androgenetica) in famiglia

«Lo specialista indaga le cause che hanno provocato le anomalie dei capelli e del cuoio capelluto e, in caso di alopecia androgenetica, aiuta a capire se la persona ha ereditato la predisposizione a questa patologia – continua l’esperta -. In caso di familiarità, il controllo andrebbe eseguito già intorno ai 18-20 anni di età, dato che l’alopecia androgenetica, in particolare quella maschile, inizia a manifestarsi a partire da quel momento.  Inoltre, consultare lo specialista è importante anche per imparare a gestire disturbi temporanei, come la dermatite seborroica (forfora) che tende a ricomparire in autunno, ma con le giuste indicazioni (frequenza dei lavaggi, prodotti specifici da utilizzare) si riesce a tenerla sotto controllo riducendo il disagio che abitualmente comporta».

Come funziona la visita ai capelli (visita tricologica)

La visita per valutare lo stato di salute del cuoio capelluto e individuare eventuali patologie avviene in tre fasi.

  1.  Anamnesi: lo specialista raccoglie i dati del paziente per individuare quali fattori possono avere influito (ereditarietà, stili di vita, stress intenso, assunzione di farmaci, recenti malattie infettive o interventi chirurgici, post partum, ecc.)
  2. Esame obiettivo: consiste nell’ispezione del cuoio capelluto per vedere se è arrossato e/o desquamato, e nella valutazione dello stato dei capelli, cioè se sono lucenti, opachi o spezzati. Questa fase si conclude con il pull-test, che si effettua tirando delle ciocche di capelli dalla zona frontale, parietale e occipitale. Se si staccano più di 6 capelli, il test viene considerato positivo e si deduce la presenza di una perdita anomala di capelli.
  3. Dermatoscopia: viene utilizzata una lente particolare per ispezionare il cuoio capelluto che permette di vedere, ad esempio, un assottigliamento dei  capelli (miniaturizzazione) causato dal rimpicciolimento del follicolo pilifero (segno tipico dell’alopecia androgenetica). Oppure, si notano dei puntini neri in corrispondenza del follicolo pilifero o dei capelli molto corti ma con fusto spesso a forma di punto esclamativo, segni che i capelli sono in qualche modo impossibilitati a crescere. In questo caso, si tratta di alopecia areata, una patologia autoimmune in cui vengono prodotti anticorpi contro il follicolo pilifero che non solo impediscono la crescita dei capelli in alcune aree del cuoio capelluto più o meno estese (chiazze alopeciche) ma può coinvolgere nelle forme più severe anche altre zone pilifere (barba, ciglia, sopracciglia, ecc.) o addirittura tutto il cuoio capelluto ( alopecia areata totale ) o tutto il corpo (alopecia areata universale).

La dermatoscopia permette anche di notare la desquamazione attorno al follicolo pilifero (cheratosi perifollicolare) che è il segno patognomonico di una malattia infiammatoria, il lichen follicolare, che provoca la cicatrizzazione del follicolo. 

«A questo punto – chiarisce la specialista – sono disponibili tutte le informazioni per una diagnosi precisa e la prescrizione di una terapia adeguata alla situazione del paziente. Nel caso ci fosse solo la perdita dei capelli senza essere associata ad altri segni che rivelino la presenza di una patologia del cuoio capelluto, viene richiesto di sottoporsi ad alcuni esami del sangue, ad esempio l’esame emocromocitometrico per capire se la persona soffre di anemia, diminuzione di emoglobina e globuli rossi, oppure la sideremia e la ferritina per evidenziare una eventuale carenza di ferro. Altri tipi di esami che possono essere prescritti sono il dosaggio del TSH (ormone stimolante la tiroide) e gli anticorpi antitireoperossidasi per escludere che l’indebolimento dei capelli sia dovuto a ipotiroidismo. In molti casi, soprattutto nelle persone più anziane o affette da varie patologie, viene consigliato anche il controllo della funzionalità di fegato e reni».

Perdita di capelli: è sempre patologia al cuoio capelluto?

«Molte mie pazienti tra i 40 e i 50 anni – conclude la dottoressa Zambelli Franz  –  si rivolgono a me perchè iniziano a notare un diradamento che le preoccupa,  confrontano foto di anni prima e vedono che il volume dei capelli è ridotto, ma senza che vi sia associata nessuna patologia. La problematica è infatti causata dal naturale invecchiamento del bulbo pilifero, e spesso aggravata da mancanza di sonno, alimentazione scorretta, stress. A loro, oltre a modificare lo stile di vita, consiglio per esempio di effettuare un ciclo di biostimolazione del cuoio capelluto con acido ialuronico e attivi per ringiovanire il bulbo, in aggiunta all’uso di lozioni e integratori.

In questo modo, le pazienti hanno a disposizione alcune strategie per gestire questa problematica che per molte rappresenta la perdita della propria femminilità, ma sono anche rassicurate per aver escluso la presenza di patologie. Infine, anche esperienze stressanti, come parto, anestesia generale, terapie antibiotiche ad alto dosaggio possono provocare la perdita anomala dei capelli a circa 3 mesi dall’evento ma in questi casi il problema tende a risolversi da solo, dato che non c’è una patologia sottostante che ha colpito i follicoli piliferi e sta impedendo ai capelli di crescere». 

Dermatologia e Venereologia

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