Cosa sono le bradiaritmie?
Le bradiaritmie sono ritmi cardiaci troppo lenti, di solito inferiori a 60 battiti al minuto, dovuti a problemi nel pacemaker naturale del cuore (il nodo senoatriale) o nei sistemi di trasmissione del segnale elettrico, come il nodo atrioventricolare. I rallentamenti del battito possono essere innocui o causare sintomi come stanchezza, capogiri e debolezza, a seconda della gravità e delle cause.
Quali sono le cause di bradiaritmie?
Diversi fattori possono provocare bradiaritmie:
- invecchiamento del sistema di conduzione cardiaca
- assunzione di alcuni farmaci che possono rallentare eccessivamente il battito, come ad esempio beta-bloccanti e calcio-antagonisti
- disturbi metabolici (come squilibri elettrolitici o ipotiroidismo)
- infarto, miocarditi o malattie congenite.
Alcuni studi hanno riconosciuto l’infezione da COVID-19 come possibile causa di bradiaritmie acute, in alcuni casi con blocchi atrioventricolari AV, e necessità di pacemaker in circa il 75 % dei casi sintomatici.
Quali sono i sintomi delle bradiaritmie?
I sintomi di bradiaritmie possono andare da episodi di vertigini, stanchezza marcata, difficoltà a mantenere l’attenzione o sincopi negli stadi più severi. Quando il cuore rallenta in modo significativo, può mancare ossigeno a organi vitali, limitando anche le normali attività quotidiane.
Come si diagnosticano le bradiaritmie?
L’elettrocardiogramma (ECG) che registra il ritmo cardiaco è la prima fase per la diagnosi di aritmie. Sulla base dell’ECG e della visita cardiologica, lo specialista può prescrivere il monitoraggio cardiologico con Holter o loop recorder per cogliere eventi occasionali di bradiaritmia. In alcuni casi, soprattutto con blocchi multipli o disturbi elettrolitici, può essere necessario uno studio più approfondito della conduzione cardiaca (studio elettrofisiologico).
Nel 2021 l’ESC – Società Europea di Cardiologia – ha aggiornato le linee guida introducendo un percorso sistematico oggi generalmente adottato, che include una valutazione estesa con esami tiroidei, test genetici nei pazienti giovani, ecodoppler carotideo, seguita dallo studio elettrofisiologico se la diagnosi non è chiara.
Come si curano le bradiaritmie?
Il trattamento delle bradiaritmie dipende da quanto il rallentamento del ritmo interferisce con la vita quotidiana della persona che ne soffre. Esistono diversi tipi di trattamento:
- rimodulazione o correzione della terapia: se la bradiaritmia è dovuta a farmaci, si riesamina la terapia assunta, mentre se è causata da squilibri tiroidei o elettrolitici si interviene per correggerli
- terapia farmacologica: nei casi in cui il soggetto ha sintomi come capogiri o pressione bassa, ma non c’è immediato pericolo, si può esplorare la somministrazione di atropina, e in situazioni acute isoprenalina o dopamina sono utili per accelerare il battito almeno temporaneamente
- pacemaker temporaneo transcutaneo o transvenoso: in caso il paziente non risponda alle terapie farmacologiche, e nei blocchi atrioventricolari gravi
- impianto di pacemaker permanente: quando la bradiaritmia provoca sintomi ricorrenti o rischio di eventi come sincopi ripetute o blocchi avanzati, si valuta l’impianto di un pacemaker, anche con tecnologie come il pacing conduttivo fisiologico (His bundle pacing) o il pacemaker senza elettrocatetere (leadless), soprattutto in pazienti con cuore debilitato o alto rischio di complicazioni. L’obiettivo non è solo regolare il battito, ma farlo nel modo più vicino possibile alla fisiologia naturale del cuore.
La visita cardiologica è finalizzata a definire l’origine di sintomi e disturbi accusati dal paziente e, una volta effettuata la diagnosi, ad impostare una terapia efficace.
Ultimo aggiornamento: Luglio 2025
Data online: Gennaio 2018