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Acufene: tra tante cause diverse, lo specialista aiuta a trovare quella giusta

Caratterizzato da un rumore costante o intermittente nell’orecchio, l’acufene è un disturbo molto comune che colpisce circa il 10-15% degli adulti. «Il “rumore nell’orecchio” può essere debole o intenso, riconducibile anche a un tintinnio, un ronzio, un rombo o un fischio e in alcuni casi si associa a mal di testa, ansia, disturbi del sonno e concentrazione – spiega il dottor Giovanni Colombo, Responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Humanitas San Pio X  -.

L’acufene è nella maggior parte dei casi soggettivo, ovvero avvertito unicamente dal paziente. In una percentuale molto più ridotta può invece trattarsi di un rumore oggettivo, ovvero che può essere percepito anche dalle persone vicine al paziente; in quest’ultimo caso la causa è da attribuirsi alle strutture adiacenti all’orecchio. Per trattarlo, è fondamentale la visita otorinolaringoiatrica, con un’anamnesi accurata della modalità di insorgenza, durata e lateralità del disturbo a cui si associa un esame obiettivo completo e l’indagine della funzionalità uditiva con l’esecuzione di test audiometrici ed esami che consentono, con un adeguato inquadramento, di individuare la causa specifica ed elaborare la soluzione adatta»

Da cosa è provocato il “tintinnio” nell’orecchio?

«L’acufene può insorgere per varie cause – continua l’esperto -. In base alla sua origine viene classificato principalmente in neurale o primario, quando il suono viene generato in una delle stazioni delle vie uditive, e in somatico o secondario, quando causato da una struttura del corpo adiacente (ad esempio quando è pulsante, da origine vascolare). Complessivamente, tra le sue cause si possono annoverare:

  • tappo di cerume
  • danno all’apparato uditivo per rumori intensi e frequenti
  • infiammazione di orecchio, naso e seni paranasali
  • traumi a testa e collo 
  • tumori benigni del nervo dell’udito (neurinoma dell’acustico)
  • tumori glomici
  • sindrome di Ménière (in questo caso, l’accumulo di liquidi nell’orecchio causa acufeni intermittenti)
  • sordità improvvisa (da cause spesso vascolari o virali)
  • disallineamenti di mascella e mandibola»

Diagnosi precisa per trovare la cura adatta

Poiché le cause dell’acufene sono varie e molteplici, la diagnosi specifica con l’esperto è fondamentale per riuscire a individuare la giusta ragione che ha fatto insorgere la problematica. «Infatti, dalla diagnosi corretta dipenderà la terapia – sottolinea il dottor Colombo -. La diagnosi prevede vari passaggi.

Durante la visita, lo specialista raccoglie le informazioni personali e la storia clinica del paziente (anamnesi), oltre ad indagare le caratteristiche dell’acufene riportate dalla persona. Successivamente, si passa all’esame obiettivo, per cui viene esplorato il condotto uditivo esterno e la  membrana timpanica grazie all’otoscopia. Questa fase prevede anche la valutazione delle fosse nasali, della rinofaringe (dove si trova la tuba di Eustachio che garantisce la ventilazione dell’orecchio medio), della bocca e dell’articolazione temporo-mandibolare. Infine, può rendersi necessaria l’esecuzione di test audiometrici specifici per indagare sia la funzione uditiva del paziente sia le caratteristiche dell’acufene stesso, ed eventualmente la risonanza magnetica (RM) per chiarire se l’acufene è legato ad un’altra patologia sottostante.

Per quanto riguarda la cura, se l’acufene è causato dal tappo di cerume, la sua rimozione è sufficiente a curare il disturbo. Se invece è espressione di altri disturbi sottostanti, come per esempio l’otosclerosi, si può curare la malattia anche intervenendo, eventualmente, con la chirurgia. Nel caso in cui l’acufene fosse associato a sordità improvvisa, è importantissimo trattarlo immediatamente con una terapia steroidea entro le 72 ore dalla manifestazione dei sintomi. In caso di perdita parziale del senso dell’udito (ipoacusia) si può intervenire con delle moderne protesi acustiche. Nella maggior parte dei casi – conclude il dottor Colombo -, l’acufene si configura come sintomo benigno, ma il paziente deve essere correttamente inquadrato e rassicurato; una volta escluse possibili cause sottostanti, si possono attuare strategie terapeutiche indirizzate direttamente all’attenuazione del disturbo»

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