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Amenorrea: da cosa dipende?

L’amenorrea è l’assenza o l’interruzione del ciclo mestruale. Da non confondere con l’interruzione del ciclo secondaria al concepimento, e quindi alla gravidanza e all’allattamento, l’amenorrea può anche osservarsi nell’adolescente che non ha avuto ancora il ciclo mestruale (amenorrea primaria); è però più frequente nella donna in età fertile, e in questo caso (amenorrea secondaria) si intende l’interruzione del ciclo mestruale che prima era presente. Inoltre, fisiologicamente, la menopausa inaugura un’amenorrea definitiva, ovvero la fine del periodo fertile e le modificazioni indotte dalla cessata attività ormonale ovarica. Da cosa dipende l’amenorrea, e quando rivolgersi al medico? L’abbiamo chiesto al dottor Stefano Acerboni, di Ginecologia di Humanitas San Pio X

Quali sono le cause e i sintomi dell’amenorrea?

«L’assenza delle mestruazioni è il sintomo che definisce l’amenorrea – spiega l’esperto – Possono essere presenti anche sintomi non tipicamente ginecologici; sono frequenti i sintomi dermatologici, come acne, cute e capelli grassi, ipertricosi (aumento della peluria sul corpo e sul viso), o la perdita di capelli, così come sintomi extragenitali, ma pur di competenza ginecologica, come la fuoriuscita dai capezzoli di liquido simile al latte (galattorrea). Inoltre, l’amenorrea può essere associata, non di rado, a infertilità. L’amenorrea ha infatti cause, espressioni cliniche ed atteggiamenti diagnostico-terapeutici diversi».

Adolescenza: se le mestruazioni non arrivano

Si chiama amenorrea primaria la situazione in cui il menarca non è ancora avvenuto al compimento del 16 anno di età. In questo caso, l’amenorrea può essere dovuta alla presenza di anomalie genitali congenite, ovvero malformazioni, anomalie anatomiche di vagina, utero, ovaie, tube, o può essere riconducibile ad alterazioni cromosomiche, come avviene per esempio nella Sindrome di Turner.

Età fertile: se le mestruazioni si interrompono

L’interruzione del ciclo mestruale (amenorrea secondaria) è la situazione che può capitare a qualunque età della donna fino alla menopausa. Nell’amenorrea secondaria si riconoscono diverse cause: eccessiva perdita di peso, spesso da diete non bilanciate, oppure obesità; situazioni di eccessivo stress, sia psichico che fisico, come spesso accade nelle atlete sottoposte a intensissimi programmi di allenamento; assunzione di alcuni farmaci come antipsicotici, chemioterapici, antidepressivi, antipertensivi o anche i comuni contraccettivi ormonali.

Cause assai frequenti di amenorrea secondaria sono alcune alterazioni ormonali, come l’ovaio policistico, iper e ipo-tiroidismo, tumori benigni dell’ipofisi, menopausa precoce; anche cause iatrogene, ovvero ripetuti raschiamenti uterini che causano aderenze all’interno dell’utero, possono portare alla scomparsa del flusso mestruale. L’assenza del ciclo mestruale in una donna non gravida o in allattamento, è un disturbo che deve essere discusso con il proprio ginecologo.

Aspettare che il ciclo torni o rivolgersi al medico?

«L’amenorrea prolungata nel tempo non è solo un disturbo del ciclo mestruale, ma può condurre a un maggiore rischio di sviluppare osteoporosi – aggiunge il dottor Acerboni -. Durante la visita ginecologica, che deve sempre includere anche l’ascolto della donna e la raccolta dell’anamnesi, il ginecologo, per indagare l’amenorrea, effettua l’ecografia transvaginale, o transaddominale se la paziente non ha ancora avuto rapporti, che permette di studiare ovaie e utero. In genere, vengono anche prescritti esami del sangue per analizzare i livelli di alcuni ormoni, oppure eventuali esami diagnostici di secondo livello (isteroscopia, risonanza magnetica della pelvi) per indagare la presenza di patologie malformative genitali, o dell’area cerebrale della ghiandola ipofisaria. Una volta diagnosticata la causa dell’amenorrea, il trattamento è finalizzato al ripristino del ciclo mestruale spontaneo. Questo può includere la stimolazione follicolare, come nell’amenorrea anovulatoria nelle donne che desiderano avere figli, o attraverso la terapia farmacologica ormonale, nel caso di disturbi tiroidei o endocrinologici. Rimane sempre importantissimo un corretto stile di vita e, solo in casi selezionati, il ricorso alla chirurgia specialistica di settore, per la correzione, oggi prevalentemente endoscopica, delle anomalie genitali congenite».

 

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