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Infezioni in gravidanza: cosa sono e come proteggersi dalle TORCH?  

Le infezioni che in gravidanza possono essere trasmesse dalla donna al feto durante la gestazione, o dalla mamma al neonato, sono diverse e, in molti casi, possono avere effetti anche gravi sul bambino. In particolare, le infezioni che rientrano nel complesso TORCH

Ne parliamo con il dottor Maurizio Zavattoni, infettivologo di Humanitas San Pio X.  

Cosa sono le infezioni del complesso TORCH? 

TORCH è l’acronimo degli agenti che causano infezioni pericolose in gravidanza: T sta per Toxoplasma, C sta per Citomegalovirus, R sta per Rosolia, H per Herpes Simplex e O sta per Others, ovvero i virus della Varicella Zoster, il Parvovirus B19, il virus dell’Epatite B e C, quello dell’HIV e il Treponema pallidum responsabile della sifilide. Queste infezioni, se contratte in gravidanza, possono essere trasmesse dalla madre al feto, e avere ripercussioni sulla salute del neonato. Tra le infezioni più note e più temute in gravidanza, ci sono la Toxoplasmosi, causata dal Toxoplasma gondii, e il Citomegalovirus, chiamato anche con la sigla CMV. 

  • Toxoplasma 
    Il Toxoplasma è un parassita che, durante la gestazione, può provocare effetti anche gravi sul feto causando aborto, morte fetale, e sul neonato in particolar modo difetti congeniti a carico della vista e ripercussioni sullo sviluppo neurologico.  
  • Citomegalovirus 
    Il Citomegalovirus (CMV) è un’altro tipo di infezione che comporta i rischi maggiori per il feto, se contratta in gravidanza. Il Citomegalovirus appartiene alla famiglia degli Herpes Virus, ed è un virus estremamente diffuso nella popolazione mondiale, con cui, in genere, si entra in contatto in età infantile in forma asintomatica. Da quel momento, il virus rimane latente all’interno dell’organismo per tutta la vita, per riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario, come avviene in gravidanza. Tuttavia, in Italia circa la metà delle donne in età fertile è a rischio di contrarre l’infezione da CMV per la prima volta in gravidanza. I rischi per il feto sono deficit uditivi e ritardo psicomotorio. 

Come proteggersi dalle infezioni TORCH in gravidanza? 

Il rischio di contrarre infezioni durante la gravidanza varia a seconda del tipo di microrganismo, dell’area geografica di provenienza della donna, della prevalenza dell’agente patogeno nella popolazione di residenza della donna, e dalle abitudini alimentari e comportamentali. Per conoscere il proprio rischio infettivo, alla coppia che desidera avere un figlio è consigliato un percorso preconcezionale multidisciplinare durante il quale, entrambi i genitori ricevono le indicazioni per affrontare in modo consapevole una gravidanza e un percorso infettivologico personalizzato in caso di infezioni contratte nei 9 mesi di gestazione.  

Per proteggersi dal rischio di contrarre le infezioni TORCH in gravidanza è importante che la donna, prima del concepimento o entro le prime 10 settimane di gestazione, esegua il test di screening (test sierologico) per valutare la presenza di anticorpi anti-Toxoplasma. In caso la donna risultasse negativa (non immune), dovrà seguire una serie di norme comportamentali per evitare di contrarre il toxoplasma. Infatti, contro la Toxoplasmosi non è disponibile alcun vaccino, e l’unica arma di prevenzione è eseguire alcune norme comportamentali e alimentari. Anche contro il Citomegalovirus non esiste vaccino. Pertanto, se ai test sierologici la donna risultasse non immune, anche in questo caso è importante che la futura mamma conosca e segua le misure igieniche e comportamentali idonee per evitare di contrarre l’infezione, specie se già madre di bambini piccoli, i quali contraggono spesso l’infezione in forma asintomatica e potrebbero infettare la donna in gravidanza. 

Contro i virus della Rosolia e Varicella Zoster esistono vaccini raccomandati alle donne che non hanno acquisito un’immunità naturale, ovvero non hanno contratto la malattia prima della gravidanza. L’informazione si ottiene con i test sierologici preconcezionali, e la vaccinazione delle donne non immuni serve proprio per prevenire i rischi di infezione in gravidanza. Per il virus dell’Epatite B, invece, il vaccino è obbligatorio mentre, in gravidanza, è altamente raccomandata la vaccinazione anti-pertosse e anti-COVID. 

I test sierologici sono semplici esami del sangue che servono a vedere la presenza o meno di anticorpi specifici nella donna, e quindi sapere se la donna è immune oppure è recettiva a quegli agenti infettivi. Si tratta di esami che, effettuati prima del concepimento o all’inizio della gravidanza, servono a prevenire i rischi di infezione materna durante la gestazione e di danni al feto.  

Cosa fare se si contrae un’infezione in gravidanza? 

In caso la donna sospetti di aver contratto un’infezione in gravidanza, è raccomandato rivolgersi all’Ambulatorio delle infezioni in gravidanza per eseguire esami approfonditi, allo scopo di confermare o escludere la presenza di infezione, determinare l’agente infettivo e valutare gli eventuali rischi. Fondamentale è la diagnosi e il counselling infettivologico, perchè in caso di infezione da Toxoplasma e Citomegalovirus, ad esempio, sono disponibili terapie farmacologiche efficaci in grado di prevenire la trasmissione dell’infezione dalla madre al feto. 

Malattie Infettive

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