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Allergie e intolleranze alimentari: è vero che ne soffriamo di più?

Ormai è diventata un’abitudine quella di chiedere “qualcuno è allergico o intollerante a qualcosa” prima di preparare una cena o un pranzo per amici o parenti. E non si sbaglia a chiedere, perché alcuni studi europei stimano che il 7,5% dei bambini e il 2% degli adulti abbiano reazioni avverse al cibo. Esistono però molte incertezze e un po’ di confusione su questo argomento. 

Ne parliamo con la dottoressa Alessandra Piona, responsabile dell’ Ambulatorio di Allergologia, Intolleranze alimentari e di medicina generale di Humanitas San Pio X. 

Allergia o intolleranza: facciamo chiarezza

Spesso i termini allergia e intolleranza alimentare vengono utilizzati come sinonimi, sebbene diano luogo a reazioni molto diverse tra loro. 

Allergia alimentare

L’allergia può essere scatenata anche da un minimo contatto con l’allergene, la reazione allergica è in genere immediata, nonostante in alcune persone possa comparire dopo qualche ora, con sintomi cutanei, gastrointestinali o respiratori e, nei casi più gravi, anche shock anafilattico. L’allergia può comparire a qualsiasi età, anche da adulti, a causa di una predisposizione ereditaria. Nelle persone allergiche, il contatto con uno o più allergeni sviluppa una reazione immunitaria che stimola la produzione di anticorpi, chiamati immunoglobuline E (IgE) e fa insorgere i sintomi della reazione allergica.

Gli allergeni sono tanti e vari, dal latte e le sue proteine, alle uova, pesce e crostacei, frutta a guscio (arachidi, pistacchi, anacardi, ad esempio) ai più rari lupini che contengono proteine identiche alle arachidi e si possono trovare “nascosti” in diversi prodotti alimentari. 

Intolleranza alimentare

Le diverse intolleranze alimentari sono legate in gran parte alle abitudini di vita: per questo motivo, le intolleranze più comuni in un Paese possono non essere presenti in altri. Ad esempio, in Italia le intolleranze più comuni sono al latte, al grano, all’uovo e alla soia, negli Stati Uniti alle arachidi, nei Paesi scandinavi al pesce. Tra le intolleranze alimentari, quella al lattosio, causata dall’assenza o dal malfunzionamento dell’enzima lattasi, che permette all’organismo di digerire gli zuccheri contenuti in latte e derivati, può essere transitoria o genetica, e quindi non scomparire mai. 

Le persone che soffrono di intolleranze alimentari, una volta entrati in contatto con l’allergene, non hanno reazioni di tipo immunitario e quindi, non si rileva la presenza di anticorpi IgE: i sintomi, pertanto, sono più lievi rispetto all’allergia, sebbene fastidiosi, per lo più a livello dell’apparato gastrointestinale. 

Tuttavia, nella stessa persona possono convivere intolleranze verso alcune sostanze e allergie verso altre. Questo rende ancor più importante rivolgersi sempre allo specialista allergologo in caso di sintomi, per diagnosticare in modo scientifico il tipo di reazione e ricevere le informazioni su come gestire le reazioni in fase acuta (cortisone, adrenalina, ad esempio). Da evitare i test fai-da-te e le auto-diagnosi perchè potrebbero arrivare a conclusioni sbagliate, facendo assumere comportamenti non adeguati che possono peggiorare la situazione.

Perché sempre più persone soffrono di allergie e intolleranze?

Non è chiaro perché il numero di persone che soffrono di allergie alimentari sembra essere triplicato negli ultimi 40 anni. Tra le spiegazioni, però, il miglioramento dei sistemi diagnostici, per cui non sono aumentate le persone che soffrono di allergia ma è migliorata la precisione della diagnosi, e la cosiddetta “teoria igienica”, ovvero grazie a migliori condizioni igienico-sanitarie nelle città e al controllo di molte malattie con i vaccini, nelle persone geneticamente predisposte, il sistema immunitario è meno impegnato a combattere virus e parassiti esterni e si rivolge quindi verso i potenziali allergeni.

Quali sono gli esami da fare per la diagnosi di allergie e intolleranze?

Gli esami diagnostici per questi disturbi consistono nel dosaggio delle IgE (Rast test) dal sangue venoso del paziente (con un semplice prelievo), nei casi di alterazioni cutanee che escludono la possibilità di eseguire il Prick test, oppure per approfondire il percorso diagnostico iniziato con il Prick test che si esegue ponendo una goccia contenente l’allergene nella superficie interna dell’avambraccio e pungendo la cute attraverso la goccia. In caso di allergia, sulla pelle comparirà un eritema con pomfo. Questo test diagnostico permette di testare in una sola volta più allergeni.

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