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Reflusso gastroesofageo, quando andare dallo specialista 

Se dopo aver mangiato compare un intenso bruciore nella parte centrale superiore dell’addome, dietro allo sterno e a livello della zona epigastrica, non sempre è detto che sia dovuto all’aver esagerato un po’ troppo a tavola. «Questa sensazione di bruciore può rivelare la presenza della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) – spiega il dottor Marco Dal Fante, responsabile di gastroenterologia ed endoscopia di Humanitas San Pio X – ovvero il ritorno in quantità eccessiva di acido gastrico dallo stomaco all’esofago. La causa potrebbe essere un’incontinenza della valvola cardias che ha il compito di regolare la comunicazione tra esofago e stomaco. Non solo ritorno di acido, talvolta la malattia da reflusso gastroesofageo si manifesta anche con: 

  • rigurgito di materiale alimentare (cibo predigerito)
  • difficoltà a deglutire (disfagia)
  • tosse stizzosa
  • faringolaringite
  • asma. 

Se questi sintomi si presentano di frequente, è consigliabile  rivolgersi allo specialista per valutare se si tratta di disturbi digestivi occasionali o se siano presenti altre problematiche, come l’infiammazione dell’esofago (esofagite) che aumenta la frequenza con cui si manifestano i sintomi. Inoltre, grazie alla diagnosi tempestiva, si può iniziare subito la terapia più adatta a curare il disturbo». 

Gastroscopia per la diagnosi, alimentazione per la prevenzione

«Alla prima presentazione dei sintomi se il soggetto che li avverte ha meno di 45 anni, se non ha difficoltà a deglutire cioè la disfagia è generalmente indicato un trattamento farmacologico di 14 giorni che serve anche come test diagnostico per porre la diagnosi di reflusso gastro-esofageo. Ma se i sintomi si ripresentano con frequenza o se sono accompagnati da disfagia o, ancora, se il soggetto ha più di 45 anni per individuare la corretta origine dei sintomi ed escludere la presenza di altre problematiche correlate, come l’esofagite o l’ernia iatale, l’esame diagnostico più indicato è la gastroscopia – precisa l’esperto -. La procedura prevede l’uso di una particolare sonda lunga e flessibile (gastroscopio) dotata di telecamera e luce sulla punta. La sonda viene introdotta nella bocca del paziente ed esplora l’esofago, lo stomaco e infine il duodeno per valutarne lo stato di salute». Dopo l’esame, che dura pochi minuti e provoca solo un leggero fastidio successivo, il gastroenterologo stabilisce la terapia più adatta per il paziente. In caso di reflusso, generalmente si prescrive l’assunzione di gastroprotettori, che proteggono le mucose dell’esofago dal contatto con l’acido cloridrico presente nei succhi gastrici, oppure di farmaci che inibiscono la secrezione acida gastrica, i cosiddetti inibitori della pompa protonica, nel caso i sintomi del reflusso si manifestassero con molta frequenza. «Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante, sia nella prevenzione che nella cura – conclude il dott. Dal Fante – e, in particolare, andrebbe limitato il consumo di alcolici e caffè, oltre che evitare le bevande gassate, i cibi ricchi di grassi e quelli che provocano irritazione come i cibi piccanti, la menta, e il cioccolato».

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