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Tumori ginecologici: come preservare la fertilità con la chirurgia conservativa

La diagnosi di tumore ginecologico in una giovane donna deve tenere conto sia della cura della malattia, sia del desiderio di avere figli in futuro. Di questo si occupa la chirurgia conservativa della fertilità.

Ne parliamo con il dottor Matteo Maruccio, chirurgo ginecologo del Centro di ginecologia oncologica di Humanitas San Pio X e dell’Unità Operativa di Ginecologia oncologica chirurgica.

Cosa significa chirurgia di preservazione della fertilità?

Per chirurgia di preservazione della fertilità, chiamata in termini medici Fertility Sparing Surgery, si intende una terapia chirurgica che prevede la preservazione dell’apparato genitale nei tumori ginecologici dell’endometrio, dell’ovaio e della cervice uterina, per consentire un futuro concepimento. Il trattamento viene eseguito in centri di eccellenza dedicati alla diagnosi e terapia dei tumori ginecologici e, in casi selezionati, offre alla donna la possibilità di future gravidanze, già a un anno dall’intervento. Ogni singolo caso viene valutato da un team multidisciplinare per valutare fattibilità, sicurezza oncologica e possibilità riproduttive.

In quali casi è indicato l’intervento conservativo?

La chirurgia conservativa è generalmente indicata solo in caso di tumore ginecologico non diffuso ad altri organi e con determinate caratteristiche istologiche e molecolari. Tuttavia, la gestione multidisciplinare di ogni singolo caso e paziente, permette di offrire alla donna un trattamento personalizzato. In genere, dopo l’intervento conservativo non sono necessari altri trattamenti oncologici. 

Dopo quanto tempo e quali sono i rischi per gravidanze future dopo l’intervento? 

Nella maggior parte dei casi la gravidanza di una paziente in trattamento conservativo prosegue senza problemi, ma necessita di controlli adeguati. Nel caso di carcinoma della cervice uterina in trattamento conservativo si è dimostrato un lieve incremento di patologie del secondo trimestre come il parto pretermine.

Per ottenere una gravidanza, oltre al periodo di un anno per il controllo della malattia, in alcuni casi la donna può aver bisogno di ulteriori tecniche per preservare le capacità riproduttiva (crioconservazione degli ovociti, per esempio) e, una volta trascorso il periodo di follow-up post chirurgico della malattia, può seguire percorsi di PMA gravidanza medicalmente assistita.

In Humanitas San Pio X, dopo l’intervento di conservazione della fertilità, la donna può essere seguita nel suo percorso di gravidanza, fino al parto, da un gruppo multidisciplinare che include gli specialisti del Centro di Ginecologia Oncologica, in cui è stata operata e curata per il tumore, e del Punto Nascita.

Come si esegue l’intervento di chirurgia conservativa della fertilità con un tumore ginecologico?

Esistono diversi tipi di intervento, che variano sulla base del tipo di tumore. Ad esempio, nel tumore della cervice uterina, l’approccio chirurgico conservativo prevede l’asportazione della parte di collo dell’utero malato (conizzazione o trachelectomia) con un adeguato margine di sicurezza, e l’asportazione dei linfonodi sentinella pelvici per via laparoscopica mininvasiva. L’intervento è in anestesia generale, prevede una degenza di una notte in ospedale e il recupero completo avviene in circa 2-4 settimane. 

Nel tumore dell’ovaio, l’intervento fertility sparing, riservato solo agli stadi iniziali, prevede l’asportazione dell’ovaio malato, o solo della neoformazione in caso di tumore borderline, con tecnica mininvasiva laparoscopica, nella maggior parte dei casi; una completa stadiazione chirurgica con linfoadenectomia pelvica e lomboaortica, se indicata; omentectomia e biopsie peritoneali, al fine di avere la conferma istologica che lo stadio sia effettivamente iniziale, conservando l’ovaio sano e l’utero. In caso di tumore maligno di alto grado, potrebbe essere indicato un trattamento chemioterapico adiuvante; a causa delle potenzialità gonadotossiche del trattamento, cioè del rischio di compromettere la funzionalità del tessuto gonadico (le ovaie), può essere presa in considerazione l’eventuale opportunità di crioconservazione ovocitaria.

Nel tumore dell’endometrio il percorso conservativo è riservato a pazienti con uno stadio iniziale e con determinate caratteristiche istologiche e molecolari. Se confermato uno stadio iniziale alla diagnostica preoperatoria e un istotipo a basso rischio, si proporrà alla paziente l’isteroscopia in day hospital per visualizzare la cavità endometriale e verrà posizionata una spirale medicata a base di progestinico, in quanto questo tipo di tumori è molto responsivo alla terapia ormonale. Verranno programmati controlli isteroscopici con biopsie, e se dimostrata la risposta può essere dato il via alla ricerca di una gravidanza. In questo caso però, al termine del progetto riproduttivo, vi è indicazione ad asportare l’utero.

Fonte: Morice P, Scambia G, Abu-Rustum NR, Acien M, Arena A, Brucker S, Cheong Y, Collinet P, Fanfani F, Filippi F, Eriksson AGZ, Gouy S, Harter P, Matias-Guiu X, Pados G, Pakiz M, Querleu D, Rodolakis A, Rousset-Jablonski C, Stepanyan A, Testa AC, Macklon KT, Tsolakidis D, De Vos M, Planchamp F, Grynberg M. Fertility-sparing treatment and follow-up in patients with cervical cancer, ovarian cancer, and borderline ovarian tumours: guidelines from ESGO, ESHRE, and ESGE. Lancet Oncol. 2024 Aug 28:S1470-2045(24)00262-6. doi: 10.1016/S1470-2045(24)00262-6. Epub ahead of print. PMID: 39216500.
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