Cos’è la sindrome dell’intestino irritabile?
La sindrome dell’intestino irritabile, anche nota con la sigla IBS (Irritable Bowel Syndrome) è un disturbo funzionale cronico dell’intestino, comune nella popolazione occidentale, che colpisce soprattutto la popolazione femminile, in particolare sotto i 50 anni. In passato, la sindrome dell’intestino irritabile veniva chiamata colite spastica o colon irritabile.
In genere, la IBS si presenta con un andamento cronico e altalenante, in cui i periodi di benessere si alternano a fasi di riacutizzazione dei sintomi. I sintomi principali sono dolore addominale – che spesso migliora dopo l’evacuazione – e alterazioni dell’alvo che possono manifestarsi con stitichezza, diarrea o entrambe in alternanza, gonfiore addominale, mucorrea. Inoltre, possono essere presenti anche mal di testa, ansia, depressione, dolori diffusi, stanchezza cronica, una maggiore predisposizione a cistiti o problemi legati alla sessualità.
Nonostante non si tratti di una malattia grave, i sintomi possono però influenzare negativamente la qualità della vita quotidiana di chi ne soffre.
Quali sono le cause della sindrome dell’intestino irritabile?
Le cause della sindrome dell’intestino irritabile sono multifattoriali, con una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali. In particolare, alcuni fattori predisponenti sono associati alla sensibilità e motilità intestinale, al microbiota e a possibili infiammazioni o infezioni pregresse, dieta poco equilibrata. Questi fattori, insieme a stress psicologico o eventi emotivamente impegnativi, a causa della relazione tra cervello e intestino, possono provocare disturbi intestinali e influenzare il benessere generale.
Quali sono i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile?
I sintomi caratteristici della sindrome dell’intestino irritabile sono disturbi gastrointestinali come:
- alterazioni dell’alvo (diarrea e stipsi)
- evacuazione difficoltosa
- sensazione di svuotamento incompleto
- muco nelle feci
- dolore e gonfiore addominale. Il dolore addominale è collegato alla defecazione e si associa a un cambiamento della frequenza delle evacuazioni o della forma delle feci.
Non è raro però che ai sintomi gastrointestinali si associno anche altri sintomi non intestinali, tra cui:
- stanchezza
- difficoltà di concentrazione
- irritabilità
- disturbi del sonno
- dolori muscolari e articolari
- emicrania
- aumentata predisposizione alla cistite
- disturbi sessuali.
La sindrome dell’intestino irritabile può inoltre comparire insieme ad altri disturbi gastrointestinali, come la dispepsia o la sensibilità al glutine.
Come si fa la diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile?
Non esiste un unico esame che possa diagnosticare la sindrome dell’intestino irritabile. La diagnosi infatti è clinica e si basa soprattutto sulla visita gastroenterologica e sui criteri di Roma IV per la sindrome dell’intestino irritabile. Secondo i parametri stabiliti dai criteri di Roma IV per l’IBS, la diagnosi può essere fatta in presenza di dolore addominale ricorrente – almeno una volta a settimana negli ultimi tre mesi – comparso da almeno sei mesi e accompagnato da due o più sintomi. Sulla base di questi criteri possono essere definiti diversi sottotipi di sindrome dell’intestino irritabile con prevalenza di stitichezza, con prevalenza di diarrea, oppure la forma mista, in cui i sintomi cambiano nel tempo, e una forma non classificabile.
La diagnosi è differenziale, cioè durante la visita specialistica il medico distingue i sintomi tipici della IBS da quelli comuni a altre condizioni, che richiedono ulteriori approfondimenti. Gli esami possono includere analisi del sangue e delle feci per escludere celiachia o malattie infiammatorie croniche dell’intestino, colonscopia per osservare direttamente il colon e prelevare campioni, oppure TC addominale per valutare gli organi interni.
Come si cura la sindrome dell’intestino irritabile?
I trattamenti per la sindrome dell’intestino irritabile si concentrano sui sintomi specifici riferiti dal paziente, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita. Pertanto, le terapie prescritte dal medico possono variare da persona a persona.
In generale lo stile di vita ha un ruolo importante nella gestione dei sintomi. In alcuni casi lo specialista può proporre la dieta a basso contenuto di FODMAP, che prevede l’eliminazione temporanea di alcuni zuccheri difficili da digerire, seguita da una graduale reintroduzione per personalizzare il regime alimentare. Tuttavia è importante sottolineare che vanno evitate le diete fai-da-te che eliminano interi gruppi alimentari senza indicazioni mediche. Insieme all’alimentazione è consigliato mantenere una buona idratazione e praticare attività fisica per aiutare la regolarità della funzionalità intestinale.
A seconda dei sintomi prevalenti, il medico può inoltre prescrivere fibre solubili o lassativi per la stitichezza, probiotici o antibiotici non assorbibili per ridurre la fermentazione intestinale, farmaci antidiarroici per la diarrea, antispastici per i dolori e antidepressivi o neuromodulatori per ridurre il dolore e migliorare il benessere generale. In alcuni casi, anche il supporto psicologico può aiutare ad affrontare il disturbo.
È possibile prevenire la sindrome dell’intestino irritabile?
Dal momento che le cause sono molteplici, non è possibile parlare di prevenzione della sindrome dell’intestino irritabile.
La visita gastroenterologica serve a confermare la presenza o meno di patologie dell’apparato gastrointestinale e a stabilire eventuali esami specifici di approfondimento diagnostico per delineare un percorso terapeutico specifico.
