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Reflusso gastroesofageo: lo stress lo peggiora, l’alimentazione lo previene

Il reflusso gastroesofageo è una malattia molto comune che può dipendere, in età adulta, dal nostro stile di vita, dalla dieta e dallo stato di ansia e stress. Infatti, in periodi di forte stress il malessere psicofisico può colpire anche il sistema digestivo, molto più sensibile di quanto si pensi ai nostri stati d’animo. In caso di ansia, oltre allo sconvolgimento psicologico, anche l’affanno nella respirazione può causare un malfunzionamento a livello del diaframma e quindi portare al reflusso gastroesofageo. Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Dal Fante, responsabile di gastroenterologia ed endoscopia di Humanitas San Pio X

Bruciore dopo mangiato: quando chiedere aiuto allo specialista

«Il reflusso gastroesofageo consiste nel ritorno in quantità eccessiva di acido gastrico dallo stomaco all’esofago – spiega l’esperto -. La causa potrebbe essere un’incontinenza del cardias, una valvola che ha il compito di regolare la comunicazione tra esofago e stomaco, anche se in alcuni casi può essere dovuto a digestione lenta o condizioni di sovrappeso o gravidanza, che comportano un aumento della pressione intra-addominale. A volte, può essere correlato anche a un’ernia iatale, che impedisce allo sfintere esofageo inferiore di funzionare. I sintomi del reflusso si manifestano dopo aver mangiato, e principalmente consistono in bruciore nella parte superiore dell’addome o nel torace, e risalita dell’acido gastrico nel cavo orale. Inoltre, possono essere presenti sintomi atipici, come l’insonnia, o extraesofagei che coinvolgono le vie respiratorie e consistono in tosse secca e irritante, attacchi d’asma, raucedine, diminuzione della voce, necessità di schiarirsi la gola continuamente. Se si sospetta il reflusso gastroesofageo, è importante eseguire una visita gastroenterologica a cui, può seguire la richiesta dello specialista gastroenterologo di eseguire la gastroscopia, ovvero l’esame endoscopico che si effettua con una sonda dotata di piccola telecamera inserita nel cavo orale del paziente, per valutare lo stato di salute di esofago, stomaco e tratto digestivo superiore».

Alimenti per prevenire, farmaci per alleviare

«Se il tratto digestivo superiore e lo stomaco appaiono infiammati a causa del reflusso, vanno evitati gli alimenti acidi o che rallentano la digestione – continua l’esperto – per limitare la reazione acida che si scatena in caso di reflusso gastroesofageo. Tra i cibi da evitare o limitare rientrano:

  • caffè 
  • pomodoro
  • formaggi grassi, fermentati e piccanti
  • carni grasse e affumicate, insaccati 
  • menta
  • salse e sughi preconfezionati
  • agrumi
  • alcolici e superalcolici
  • cioccolato

Oltre a evitare questi alimenti, anche le abitudini alimentari possono influire sulla salute dello stomaco. Ad esempio, per quanto riguarda il caffè, è meglio non berlo al mattino perché aumenta la produzione di acido cloridrico. Da evitare di aggiungere il latte, che rende molto lunga la digestione. Anche le fibre vanno limitate, in quanto sono difficili da digerire e possono congestionare lo stomaco. Un’altra abitudine da evitare è quella di mangiare la frutta subito dopo il pasto, perché tende a fermentare e a rallentare la digestione. Meglio sceglierla all’inizio di un pasto o come spuntino. Infine, in caso di reflusso gastroesofageo, è preferibile bere acqua lontano dai pasti, così da evitare che diluisca i succhi gastrici e rallenti la digestione. 

Per quanto riguarda i farmaci – prosegue il dottor Dal Fante – per contrastare il reflusso gastroesofageo i più indicati sono quelli che bloccano l’acidità. Tuttavia, questi sono farmaci sintomatici, cioè bloccano i sintomi ma non la causa. Si tratta degli inibitori della pompa protonica, antiacidi, H2 antagonisti. I primi sono sul mercato da molti anni e sono utilizzati da centinaia di milioni di persone, sono ottimi agenti gastroprotettori in ​​grado di inibire a lungo l’acidità. Tuttavia, devono sempre essere prescritti da un medico. Gli antiacidi, in compressa o bustina hanno proprietà di sollievo immediato dei sintomi».

Reflusso gastroesofageo nei bambini: come alleviarlo

«Infine, il reflusso gastroesofageo è comune anche nei bambini, e in questo caso si tratta di un reflusso fisiologico dovuto allo sviluppo dello sfintere esofageo che nei primi 2 anni di vita si deve ancora consolidare bene – conclude lo specialista -. Per questo motivo, il latte assunto dai bambini può essere rigurgitato. Per evitarlo, si raccomanda ai genitori di tenere il bambino in posizione eretta in braccio, oppure usando i dispositivi per culla o lettino in modo da tenerlo sollevato nella fase successiva all’allattamento o alla pappa».

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