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Rinite allergica, attenzione a non confondere i sintomi con COVID-19

Risvegliarsi con prurito a naso e occhi, che talvolta si estende fino a gola e orecchie, lacrime e naso che cola non è molto piacevole, specie in questo periodo in cui eventuali anomalie alle vie respiratorie di mettono in allerta contro i sintomi del COVID-19. «Tuttavia – spiega la dottoressa Alessandra Piona, allergologa e responsabile di medicina generale di Humanitas San Pio X – con i sintomi appena elencati non dobbiamo pensare all’infezione da SARS-CoV-2, che se colpisce le alte vie respiratorie si manifesta con mal di gola, ostruzione nasale e muco denso, bensì a una possibile rinite allergica. Si tratta di un’infiammazione che colpisce le mucose nasali ed è molto frequente durante i cambi di stagione. In questo periodo di fine inverno, infatti, avviene la fioritura di betulle, cipressi e ontani che diffondono i loro pollini nell’aria e causano le fastidiose reazioni nelle persone allergiche. Un’altra possibile causa delle riniti allergiche sono gli acari della polvere, che si annidano in materassi e cuscini e sono responsabili delle manifestazioni allergiche nei momenti successivi al risveglio, tanto che la persona è spesso portata a pensare di avere uno strano raffreddore mattutino». 

Come si scopre la causa dell’allergia ai pollini?

«Il momento della diagnosi è fondamentale per individuare la causa precisa dell’allergia – continua la specialista – e per farlo, si ricorre a due test specifici:  

  • prick test: a risposta immediata, si esegue mettendo una gocciolina contenente l’allergene nella superficie interna dell’avambraccio del paziente, dove poi verrà praticata una piccola puntura per far penetrare la goccia nella cute. In caso di allergia, compariranno sulla pelle delle leggere reazioni (eritema e gonfiore). Questo test ha il vantaggio di poter testare più allergeni contemporaneamente ed è particolarmente indicato per diagnosticare l’allergia a sostanze inalate (pollini, peli, acari della polvere) e alimenti.
  • rast test: è un semplice prelievo del sangue che ha lo scopo di valutare il dosaggio di anticorpi specifici contro l’allergene (le immunoglobuline IgE)». 

Cosa fare se è presente l’allergia?

«Dopo aver individuato la causa dell’allergia, bisognerebbe cercare di allontanare l’allergene, ove possibile. Ad esempio – continua l’esperta – in caso di allergia agli acari della polvere si può effettuare una pulizia a fondo della casa, compresi materassi, cuscini e peluche. In caso di allergia ad animali domestici e pollini l’allontanamento dalla fonte allergica è più difficile. Tuttavia, almeno per il secondo caso, in questo periodo l’obbligo dell’uso della mascherina per prevenire la diffusione del virus SARS-CoV-2 è utile anche per filtrare e limitare il contatto con gli allergeni nell’aria. Le opzioni terapeutiche, invece, consistono in:

  • immunoterapia (vaccino antiallergico): utile soprattutto nei bambini, in quanto previene la “marcia allergica”, ovvero lo sviluppo di sensibilità ad altri allergeni durante l’adolescenza e l’età adulta.  
  • terapia farmacologica: prevede spray nasali, colliri, spray per l’asma, antistaminici da assumere per via orale. Viene prescritta in caso di allergia ai pollini e deve essere effettuata all’inizio della stagione, quando si manifestano i primi sintomi.  

In ogni caso, bisogna sempre rivolgersi allo specialista per ricevere i consigli e le indicazioni adatte alla propria situazione, e soprattutto vanno evitate le cure fai-da-te e i rimedi casalinghi».

 

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